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la ricchezza e il valore di un popolo si radica proprio nel saper articolare
tutti questi livelli in una sana convivenza. I riduzionismi e tutti gli intenti
uniformanti, lungi dal generare valore, condannano i nostri popoli a una
crudele povertà: quella dell'esclusione. E lungi dall'apportare grandezza,
ricchezza e bellezza, l'esclusione provoca viltà, ristrettezza e brutalità. Lungi
dal dare nobiltà allo spirito, gli apporta meschinità.
Le radici dei nostri popoli, le radici dell'Europa si andarono consolidando
nel corso della sua storia imparando a integrare in sintesi sempre nuove le
culture più diverse e senza apparente legame tra loro. L'identità europea
è, ed è sempre stata, un'identità dinamica e multiculturale.
L'attività politica sa di avere tra le mani questo lavoro fondamentale e
non rinviabile. Sappiamo che « il tutto è più delle parti, e anche della loro
semplice somma », per cui si dovrà sempre lavorare per « allargare lo sguar-
do per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi ».9
Siamo invitati a promuovere un'integrazione che trova nella solidarietà il
modo in cui fare le cose, il modo in cui costruire la storia. Una solidarietà
che non può mai essere confusa con l'elemosina, ma come generazione di
opportunità perché tutti gli abitanti delle nostre città - e di tante altre
città - possano sviluppare la loro vita con dignità. Il tempo ci sta inse-
gnando che non basta il solo inserimento geografico delle persone, ma la
sfida è una forte integrazione culturale.
In questo modo la comunità dei popoli europei potrà vincere la tentazione
di ripiegarsi su paradigmi unilaterali e di avventurarsi in « colonizzazioni ideo-
logiche »; riscoprirà piuttosto l'ampiezza dell'anima europea, nata dall'incontro
di civiltà e popoli, più vasta degli attuali confini dell'Unione e chiamata a
diventare modello di nuove sintesi e di dialogo. Il volto dell'Europa non si
distingue infatti nel contrapporsi ad altri, ma nel portare impressi i tratti
di varie culture e la bellezza di vincere le chiusure. Senza questa capacità di
integrazione le parole pronunciate da Konrad Adenauer nel passato risuone-
ranno oggi come profezia di futuro: « Il futuro dell'Occidente non è tanto mi-
nacciato dalla tensione politica, quanto dal pericolo della massificazione, della
uniformità del pensiero e del sentimento; in breve, da tutto il sistema di vita,
dalla fuga dalla responsabilità, con l'unica preoccupazione per il proprio io ».10
9 Esort. ap. Evangelii gaudium, 235. 10 Discorso all'Assemblea degli artigiani tedeschi, Düsseldorf, 27 aprile 1952.