ACTA APOSTOLICAE SEDIS

 520 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

 Acta Francisci Pp. 521

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 Diarium Romanae Curiae 597

 598 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale

Acta Francisci Pp. 567

di un giorno nuovo. Abbiamo bisogno di misericordia, della consolazione

che viene dal Signore. Tutti ne abbiamo bisogno; è la nostra povertà ma

anche la nostra grandezza: invocare la consolazione di Dio che con la sua

tenerezza viene ad asciugare le lacrime sul nostro volto.2

In questo nostro dolore, noi non siamo soli. Anche Gesù sa cosa signi-

fica piangere per la perdita di una persona amata. È una delle pagine più

commoventi del vangelo: quando Gesù vide piangere Maria per la morte del

fratello Lazzaro, non riuscì neppure Lui a trattenere le lacrime. Fu colto

da una profonda commozione e scoppiò in pianto.3 L'evangelista Giovanni

con questa descrizione vuole mostrare la partecipazione di Gesù al dolore

dei suoi amici e la condivisione nello sconforto. Le lacrime di Gesù hanno

sconcertato tanti teologi nel corso dei secoli, ma soprattutto hanno lavato

tante anime, hanno lenito tante ferite. Anche Gesù ha sperimentato nel-

la sua persona la paura della sofferenza e della morte, la delusione e lo

sconforto per il tradimento di Giuda e di Pietro, il dolore per la morte

dell'amico Lazzaro. Gesù « non abbandona quelli che ama ».4 Se Dio ha pian-

to, anch'io posso piangere sapendo di essere compreso. Il pianto di Gesù

è l'antidoto contro l'indifferenza per la sofferenza dei miei fratelli. Quel

pianto insegna a fare mio il dolore degli altri, a rendermi partecipe del

disagio e della sofferenza di quanti vivono nelle situazioni più dolorose. Mi

scuote per farmi percepire la tristezza e la disperazione di quanti si sono

visti perfino sottrarre il corpo dei loro cari, e non hanno più neppure un

luogo dove poter trovare consolazione. Il pianto di Gesù non può rimanere

senza risposta da parte di chi crede in Lui. Come Lui consola, così noi

siamo chiamati a consolare.

Nel momento dello smarrimento, della commozione e del pianto, emerge

nel cuore di Cristo la preghiera al Padre. La preghiera è la vera medicina

per la nostra sofferenza. Anche noi, nella preghiera, possiamo sentire la

presenza di Dio accanto a noi. La tenerezza del suo sguardo ci consola,

la forza della sua parola ci sostiene, infondendo speranza. Gesù, presso la

tomba di Lazzaro, pregò dicendo: « Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato.

Io sapevo che sempre mi dai ascolto ».5 Abbiamo bisogno di questa certez-

2 Cfr Is 25, 8; Ap 7, 17; 21, 4. 3 Cfr Gv 11, 33-35. 4 Agostino, In Joh 49, 5. 5 Gv 11, 41-42.