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violenza e distruzione. Osarono cercare soluzioni multilaterali ai problemi
che poco a poco diventavano comuni.
Robert Schuman, in quello che molti riconoscono come l'atto di nascita
della prima comunità europea, disse: « L'Europa non si farà in un colpo solo,
né attraverso una costruzione d'insieme; essa si farà attraverso realizzazioni
concrete, creanti anzitutto una solidarietà di fatto ».6 Proprio ora, in questo
nostro mondo dilaniato e ferito, occorre ritornare a quella solidarietà di
fatto, alla stessa generosità concreta che seguì il secondo conflitto mondia-
le, perché - proseguiva Schuman - « la pace mondiale non potrà essere
salvaguardata senza sforzi creatori che siano all'altezza dei pericoli che
la minacciano ».7 I progetti dei Padri fondatori, araldi della pace e profeti
dell'avvenire, non sono superati: ispirano, oggi più che mai, a costruire
ponti e abbattere muri. Sembrano esprimere un accorato invito a non ac-
contentarsi di ritocchi cosmetici o di compromessi tortuosi per correggere
qualche trattato, ma a porre coraggiosamente basi nuove, fortemente ra-
dicate; come affermava Alcide De Gasperi, « tutti egualmente animati dalla
preoccupazione del bene comune delle nostre patrie europee, della nostra
Patria Europa », ricominciare, senza paura un « lavoro costruttivo che esige
tutti i nostri sforzi di paziente e lunga cooperazione ».8
Questa trasfusione della memoria ci permette di ispirarci al passato per
affrontare con coraggio il complesso quadro multipolare dei nostri giorni,
accettando con determinazione la sfida di « aggiornare » l'idea di Europa.
Un'Europa capace di dare alla luce un nuovo umanesimo basato su tre capaci-
tà: la capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare.
Capacità di integrare
Erich Przywara, nella sua magnifica opera L'idea di Europa, ci sfida
a pensare la città come un luogo di convivenza tra varie istanze e livelli.
Egli conosceva quella tendenza riduzionistica che abita in ogni tentativo
di pensare e sognare il tessuto sociale. La bellezza radicata in molte delle
nostre città si deve al fatto che sono riuscite a conservare nel tempo le
differenze di epoche, di nazioni, di stili, di visioni. Basta guardare l'inesti-
mabile patrimonio culturale di Roma per confermare ancora una volta che
6 Dichiarazione del 9 Maggio 1950, Salon de l'Horloge, Quai d'Orsay, Parigi. 7 Ibid. 8 Discorso alla Conferenza Parlamentare Europea, Parigi, 21 aprile 1954.