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doverli a sua volta rispettare e difendere. Purtroppo alcuni, tra cui molti
bambini, non sono riusciti nemmeno ad arrivare: hanno perso la vita in
mare, vittime di viaggi disumani e sottoposti alle angherie di vili aguzzini.
Voi, abitanti di Lesbo, dimostrate che in queste terre, culla di civiltà,
pulsa ancora il cuore di un'umanità che sa riconoscere prima di tutto il
fratello e la sorella, un'umanità che vuole costruire ponti e rifugge dall'illu-
sione di innalzare recinti per sentirsi più sicura. Infatti le barriere creano
divisioni, anziché aiutare il vero progresso dei popoli, e le divisioni prima
o poi provocano scontri.
Per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria
terra, bisogna lavorare per rimuovere le cause di questa drammatica real-
tà: non basta limitarsi a inseguire l'emergenza del momento, ma occorre
sviluppare politiche di ampio respiro, non unilaterali. Prima di tutto è
necessario costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e
morte, e impedire che questo cancro si diffonda altrove. Per questo biso-
gna contrastare con fermezza la proliferazione e il traffico delle armi e le
loro trame spesso occulte; vanno privati di ogni sostegno quanti perseguo-
no progetti di odio e di violenza. Va invece promossa senza stancarsi la
collaborazione tra i Paesi, le Organizzazioni internazionali e le istituzioni
umanitarie, non isolando ma sostenendo chi fronteggia l'emergenza. In
questa prospettiva rinnovo l'auspicio che abbia successo il Primo Vertice
Umanitario Mondiale che avrà luogo a Istanbul il mese prossimo.
Tutto questo si può fare solo insieme: insieme si possono e si devono
cercare soluzioni degne dell'uomo alla complessa questione dei profughi. E
in questo è indispensabile anche il contributo delle Chiese e delle Comunità
religiose. La mia presenza qui insieme al Patriarca Bartolomeo e all'Ar-
civescovo Ieronymos sta a testimoniare la nostra volontà di continuare a
collaborare perché questa sfida epocale diventi occasione non di scontro,
ma di crescita della civiltà dell'amore.
Cari fratelli e sorelle, di fronte alle tragedie che feriscono l'umanità, Dio
non è indifferente, non è distante. Egli è il nostro Padre, che ci sostiene
nel costruire il bene e respingere il male. Non solo ci sostiene, ma in Gesù
ci ha mostrato la via della pace. Di fronte al male del mondo, Egli si è
fatto nostro servo, e col suo servizio di amore ha salvato il mondo. Questo
è il vero potere che genera la pace. Solo chi serve con amore costruisce
la pace. Il servizio fa uscire da se stessi e si prende cura degli altri, non