suum propositum adhortationem sumpsit apostoli Pauli ad Timotheum:
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Acta Benedicti Pp. XVI 31
la grande Luce: non possiamo metterla sotto il moggio, ma dobbiamo elevarla
sul lucerniere, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.3 San Paolo
è stato instancabilmente in cammino recando con sé il Vangelo. Si sentiva
addirittura sotto una sorta di « costrizione » ad annunciare il Vangelo 4 - non
tanto a motivo di una preoccupazione per la salvezza del singolo non-battez-
zato, non ancora raggiunto dal Vangelo, ma perché era consapevole che la
storia nel suo insieme non poteva arrivare al suo compimento finché la tota-
lità (pkg* qxla) dei popoli non fosse stata raggiunta dal Vangelo.5 Per giungere
al suo compimento, la storia ha bisogno dell'annuncio della Buona Novella a
tutti i popoli, a tutti gli uomini.6 E di fatto: quanto è importante che con-
fluiscano nell'umanità forze di riconciliazione, forze di pace, forze di amore e
di giustizia - quanto è importante che nel « bilancio » dell'umanità, di fronte
ai sentimenti ed alle realtà della violenza e dell'ingiustizia che la minacciano,
vengano suscitate e rinvigorite forze antagoniste! È proprio ciò che avviene
nella missione cristiana. Mediante l'incontro con Gesù Cristo e i suoi santi,
mediante l'incontro con Dio, il bilancio dell'umanità viene rifornito di quelle
forze del bene, senza le quali tutti i nostri programmi di ordine sociale non
diventano realtà, ma - di fronte alla pressione strapotente di altri interessi
contrari alla pace ed alla giustizia - rimangono solo teorie astratte.
Cosı̀ siamo tornati alle domande poste all'inizio: Ha fatto bene Aparecida,
nella ricerca di vita per il mondo a dare la priorità al discepolato di Gesù
Cristo e all'evangelizzazione? Era forse un ripiegamento sbagliato nell'inte-
riorità? No! Aparecida ha deciso giustamente, perché proprio mediante il
nuovo incontro con Gesù Cristo e il suo Vangelo - e solo cosı̀ - vengono
suscitate le forze che ci rendono capaci di dare la giusta risposta alle sfide del
tempo.
Alla fine del mese di giugno ho inviato una Lettera ai Vescovi, ai presbi-
teri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Re-
pubblica Popolare Cinese. Con questa Lettera ho voluto manifestare sia il mio
profondo affetto spirituale per tutti i cattolici in Cina sia una cordiale stima
per il Popolo cinese. In essa ho richiamato i perenni principi della tradizione
cattolica e del Concilio Vaticano II in campo ecclesiologico. Alla luce del
« disegno originario », che Cristo ha avuto della sua Chiesa, ho indicato alcuni
3 Cfr Mt 5, 15. 4 Cfr 1 Cor 9, 16. 5 Cfr Rm 11, 25. 6 Cfr Mc 13, 10.