suum propositum adhortationem sumpsit apostoli Pauli ad Timotheum:
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Acta Benedicti Pp. XVI 27
della riconciliazione, amici dei poveri e dei sofferenti e messaggeri di quel
bene il cui splendore abbiamo incontrato nel Vangelo. Esistono manifestazio-
ni di massa che hanno solo l'effetto di un'autoaffermazione; in esse ci si lascia
travolgere dall'ebbrezza del ritmo e dei suoni, finendo per trarre gioia soltan-
to da se stessi. Lı̀ invece ci si aprı̀ proprio l'animo; la profonda comunione che
in quella sera si instaurò spontaneamente tra di noi, nell'essere gli uni con gli
altri, portò con sé un essere gli uni per gli altri. Non fu una fuga davanti alla
vita quotidiana, ma si trasformò nella forza di accettare la vita in modo
nuovo. Vorrei, quindi, ringraziare di cuore i giovani che hanno animato quel-
la serata per il loro essere-con, per il loro cantare, parlare, pregare, che ci ha
interiormente purificati, migliorati - migliorati anche per gli altri.
Rimane indimenticabile anche il giorno in cui, insieme ad un gran numero
di Vescovi, sacerdoti, religiose, religiosi e fedeli laici ho potuto canonizzare
Frei Galvão, un figlio del Brasile, proclamandolo santo per la Chiesa univer-
sale. Dappertutto ci salutavano le sue immagini, dalle quali si sprigionava il
fulgore della bontà di cuore che egli aveva trovato nell'incontro con Cristo e
nel rapporto con la sua comunità religiosa. Circa il ritorno definitivo di Cristo,
nella parusı́a, ci è stato detto che Egli non verrà da solo, ma insieme con tutti
i suoi santi. Cosı̀, ogni santo che entra nella storia costituisce già una piccola
porzione del ritorno di Cristo, un suo nuovo ingresso nel tempo, che ce ne
mostra l'immagine in modo nuovo e ci rende sicuri della sua presenza. Gesù
Cristo non appartiene al passato e non è confinato in un futuro lontano, il cui
avvento non abbiamo neppure il coraggio di chiedere. Egli arriva con una
grande processione di santi. Insieme ai suoi santi è già sempre in cammino
verso di noi, verso il nostro oggi.
Con particolare vivacità ricordo il giorno nella Fazenda da Esperança, in
cui persone, cadute nella schiavitù della droga, ritrovano libertà e speranza.
Arrivando lı̀, come prima cosa, ho percepito in modo nuovo la forza risana-
trice della creazione di Dio. Montagne verdi circondano l'ampia vallata; in-
dirizzano lo sguardo verso l'alto e, allo stesso tempo, danno un senso di
protezione. Dal tabernacolo della chiesetta delle Carmelitane scaturisce una
sorgente di acqua limpida che richiama la profezia di Ezechiele circa l'acqua
che, scaturendo dal Tempio, disintossica la terra salata e fa crescere alberi che
procurano la vita. Dobbiamo difendere la creazione non soltanto in vista delle
nostre utilità, ma per se stessa - come messaggio del Creatore, come dono di
bellezza, che è promessa e speranza. Sı̀, l'uomo ha bisogno della trascendenza.
Solo Dio basta, ha detto Teresa d'Avila. Se Lui viene a mancare, allora