ACTA BENEDICTI PP. XVI

 suum propositum adhortationem sumpsit apostoli Pauli ad Timotheum:

 Acta Benedicti Pp. XVI 7

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale8

 Acta Benedicti Pp. XVI 9

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale10

 Acta Benedicti Pp. XVI 11

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 Acta Benedicti Pp. XVI 15

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 Acta Benedicti Pp. XVI 19

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 Acta Benedicti Pp. XVI 23

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale24

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 Acta Benedicti Pp. XVI 29

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 Acta Benedicti Pp. XVI 31

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale32

 Acta Benedicti Pp. XVI 33

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale34

 Acta Benedicti Pp. XVI 35

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale36

 Acta Benedicti Pp. XVI 37

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale38

 Acta Benedicti Pp. XVI 39

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 Acta Benedicti Pp. XVI 41

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale42

 Acta Benedicti Pp. XVI 43

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale44

 Acta Benedicti Pp. XVI 45

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale46

 Acta Benedicti Pp. XVI 47

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale48

 Congregatio pro Episcopis 49

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 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 51

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale52

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 53

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale54

 Diarium Romanae Curiae 55

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale56

Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale30

l'atteggiamento di fondo dell'uomo che vive la parola di Dio veniva riassunto

nel termine zadic - il giusto: chi vive secondo la parola di Dio diventa un

giusto; egli pratica e vive la giustizia. Nel cristianesimo, l'atteggiamento dei

discepoli di Gesù Cristo veniva poi espresso con un'altra parola: il fedele. La

fede comprende tutto; questa parola ora indica insieme l'essere con Cristo e

l'essere con la sua giustizia. Riceviamo nella fede la giustizia di Cristo, la

viviamo in prima persona e la trasmettiamo. Il documento di Aparecida

concretizza tutto ciò parlando della buona notizia sulla dignità dell'uomo,

sulla vita, sulla famiglia, sulla scienza e la tecnologia, sul lavoro umano, sulla

destinazione universale dei beni della terra e sull'ecologia: dimensioni nelle

quali si articola la nostra giustizia, viene vissuta la fede e vengono date

risposte alle sfide del tempo.

Il discepolo di Gesù Cristo deve essere anche «missionario », messaggero

del Vangelo, ci dice quel documento. Anche qui si leva un'obiezione: è lecito

ancora oggi « evangelizzare »? Non dovrebbero piuttosto tutte le religioni e

concezioni del mondo convivere pacificamente e cercare di fare insieme il

meglio per l'umanità, ciascuna nel proprio modo? Ebbene, è indiscutibile

che dobbiamo tutti convivere e cooperare nella tolleranza e nel rispetto reci-

proci. La Chiesa cattolica si impegna per questo con grande energia e, con i

due incontri di Assisi, ha lasciato anche indicazioni evidenti in questo senso,

indicazioni che, nell'incontro a Napoli di quest'anno, abbiamo ripreso nuo-

vamente. Al riguardo mi piace qui ricordare la lettera gentilmente inviatami

il 13 ottobre scorso da 138 leader religiosi musulmani per testimoniare il loro

comune impegno nella promozione della pace nel mondo. Con gioia ho rispo-

sto esprimendo la mia convinta adesione a tali nobili intendimenti e sottoli-

neando al tempo stesso l'urgenza di un concorde impegno per la tutela dei

valori del rispetto reciproco, del dialogo e della collaborazione. Il riconosci-

mento condiviso dell'esistenza di un unico Dio, provvido Creatore e Giudice

universale del comportamento di ciascuno, costituisce la premessa di un'a-

zione comune in difesa dell'effettivo rispetto della dignità di ogni persona

umana per l'edificazione di una società più giusta e solidale.

Ma questa volontà di dialogo e di collaborazione significa forse allo stesso

tempo che non possiamo più trasmettere il messaggio di Gesù Cristo, non più

proporre agli uomini e al mondo questa chiamata e la speranza che ne deriva?

Chi ha riconosciuto una grande verità, chi ha trovato una grande gioia, deve

trasmetterla, non può affatto tenerla per sé. Doni cosı̀ grandi non sono mai

destinati ad una persona sola. In Gesù Cristo è sorta per noi una grande luce,