ACTA BENEDICTI PP. XVI

 suum propositum adhortationem sumpsit apostoli Pauli ad Timotheum:

 Acta Benedicti Pp. XVI 7

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale8

 Acta Benedicti Pp. XVI 9

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale10

 Acta Benedicti Pp. XVI 11

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 Acta Benedicti Pp. XVI 29

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 Acta Benedicti Pp. XVI 31

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale32

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale36

 Acta Benedicti Pp. XVI 37

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale38

 Acta Benedicti Pp. XVI 39

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 Acta Benedicti Pp. XVI 41

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale42

 Acta Benedicti Pp. XVI 43

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale44

 Acta Benedicti Pp. XVI 45

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale46

 Acta Benedicti Pp. XVI 47

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale48

 Congregatio pro Episcopis 49

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale50

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 51

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale52

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 53

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale54

 Diarium Romanae Curiae 55

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale56

Acta Benedicti Pp. XVI 15

me tuttavia qualcosa della verità che si nasconde nel mistero del Natale. Il

trono di Davide, al quale era promessa una durata eterna, è vuoto. Altri

dominano sulla Terra santa. Giuseppe, il discendente di Davide, è un semplice

artigiano; il palazzo, di fatto, è diventato una capanna. Davide stesso aveva

cominciato da pastore. Quando Samuele lo cercò per l'unzione, sembrava

impossibile e contraddittorio che un simile pastore-ragazzino potesse diven-

tare il portatore della promessa di Israele. Nella stalla di Betlemme, proprio lı̀

dove era stato il punto di partenza, ricomincia la regalità davidica in modo

nuovo - in quel bimbo avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. Il

nuovo trono dal quale questo Davide attirerà il mondo a sé sarà la Croce.

Il nuovo trono - la Croce - corrisponde al nuovo inizio nella stalla. Ma

proprio cosı̀ viene costruito il vero palazzo davidico, la vera regalità. Questo

nuovo palazzo è cosı̀ diverso da come gli uomini immaginano un palazzo e il

potere regale. Esso è la comunità di quanti si lasciano attrarre dall'amore di

Cristo e con Lui diventano un corpo solo, un'umanità nuova. Il potere che

proviene dalla Croce, il potere della bontà che si dona - è questa la vera

regalità. La stalla diviene palazzo - proprio a partire da questo inizio, Gesù

edifica la grande nuova comunità, la cui parola-chiave cantano gli Angeli

nell'ora della sua nascita: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra

agli uomini che egli ama » - uomini che depongono la loro volontà nella sua,

diventando cosı̀ uomini di Dio, uomini nuovi, mondo nuovo.

Gregorio di Nissa, nelle sue omelie natalizie ha sviluppato la stessa visione

partendo dal messaggio di Natale nel Vangelo di Giovanni: «Ha posto la sua

tenda in mezzo a noi ».5 Gregorio applica questa parola della tenda alla tenda

del nostro corpo, diventato logoro e debole; esposto dappertutto al dolore ed

alla sofferenza. E la applica all'intero cosmo, lacerato e sfigurato dal peccato.

Che cosa avrebbe detto, se avesse visto le condizioni, in cui si trova oggi la

terra a causa dell'abuso delle energie e del loro egoistico sfruttamento senza

alcun riguardo? Anselmo di Aosta, in una maniera quasi profetica, ha una

volta descritto in anticipo ciò che noi oggi vediamo in un mondo inquinato e

minacciato per il suo futuro: « Tutto era come morto, aveva perso la sua

dignità, essendo stato fatto per servire a coloro che lodano Dio. Gli elementi

del mondo erano oppressi, avevano perso il loro splendore a causa dell'abuso

di quanti li rendevano servi dei loro idoli, per i quali non erano stati creati ».6

Cosı̀, secondo la visione di Gregorio, la stalla nel messaggio di Natale rappre-

5 Gv 1, 14. 6 PL 158, 955s.