suum propositum adhortationem sumpsit apostoli Pauli ad Timotheum:
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale8
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale10
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale12
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale14
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale16
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale18
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale20
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale22
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale24
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale26
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale28
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale30
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale32
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale34
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale36
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale38
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale40
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale42
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale44
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale46
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale48
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale50
Congregatio pro Gentium Evangelizatione 51
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale52
Congregatio pro Gentium Evangelizatione 53
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale14
gente, ma i suoi non l'hanno accolto ».3 Ciò riguarda innanzitutto Betlemme:
il Figlio di Davide viene nella sua città, ma deve nascere in una stalla, perché
nell'albergo non c'è posto per Lui. Riguarda poi Israele: l'inviato viene dai
suoi, ma non lo si vuole. Riguarda in realtà l'intera umanità: Colui per il
quale è stato fatto il mondo, il primordiale Verbo creatore entra nel mondo,
ma non viene ascoltato, non viene accolto.
Queste parole riguardano in definitiva noi, ogni singolo e la società nel suo
insieme. Abbiamo tempo per il prossimo che ha bisogno della nostra, della
mia parola, del mio affetto? Per il sofferente che ha bisogno di aiuto? Per il
profugo o il rifugiato che cerca asilo? Abbiamo tempo e spazio per Dio? Può
Egli entrare nella nostra vita? Trova uno spazio in noi, o abbiamo occupato
tutti gli spazi del nostro pensiero, del nostro agire, della nostra vita per noi
stessi?
Grazie a Dio, la notizia negativa non è l'unica, né l'ultima che troviamo
nel Vangelo. Come in Luca incontriamo l'amore della madre Maria e la fedeltà
di san Giuseppe, la vigilanza dei pastori e la loro grande gioia, come in Matteo
incontriamo la visita dei sapienti Magi, venuti da lontano, cosı̀ anche Gio-
vanni ci dice: « A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli
di Dio ».4 Esistono quelli che lo accolgono e cosı̀, a cominciare dalla stalla,
dall'esterno, cresce silenziosamente la nuova casa, la nuova città, il nuovo
mondo. Il messaggio di Natale ci fa riconoscere il buio di un mondo chiuso, e
con ciò illustra senz'altro una realtà che vediamo quotidianamente. Ma esso
ci dice anche, che Dio non si lascia chiudere fuori. Egli trova uno spazio,
entrando magari per la stalla; esistono degli uomini che vedono la sua luce e
la trasmettono. Mediante la parola del Vangelo, l'Angelo parla anche a noi, e
nella sacra liturgia la luce del Redentore entra nella nostra vita. Se siamo
pastori o sapienti - la luce e il suo messaggio ci chiamano a metterci in
cammino, ad uscire dalla chiusura dei nostri desideri ed interessi per andare
incontro al Signore ed adorarlo. Lo adoriamo aprendo il mondo alla verità, al
bene, a Cristo, al servizio di quanti sono emarginati e nei quali Egli ci attende.
In alcune rappresentazioni natalizie del tardo Medioevo e dell'inizio del
tempo moderno la stalla appare come un palazzo un po' fatiscente. Se ne può
ancora riconoscere la grandezza di una volta, ma ora è andato in rovina, le
mura sono diroccate - è diventato, appunto, una stalla. Pur non avendo
nessuna base storica, questa interpretazione, nel suo modo metaforico, espri-
3 1, 11. 4 Gv 1, 12.