ACTA BENEDICTI PP. XVI

 suum propositum adhortationem sumpsit apostoli Pauli ad Timotheum:

 Acta Benedicti Pp. XVI 7

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale8

 Acta Benedicti Pp. XVI 9

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 Acta Benedicti Pp. XVI 11

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 Acta Benedicti Pp. XVI 29

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 Acta Benedicti Pp. XVI 37

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 Acta Benedicti Pp. XVI 39

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 Acta Benedicti Pp. XVI 41

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale42

 Acta Benedicti Pp. XVI 43

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale44

 Acta Benedicti Pp. XVI 45

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale46

 Acta Benedicti Pp. XVI 47

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale48

 Congregatio pro Episcopis 49

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale50

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 51

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale52

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 53

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale54

 Diarium Romanae Curiae 55

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale56

Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale14

gente, ma i suoi non l'hanno accolto ».3 Ciò riguarda innanzitutto Betlemme:

il Figlio di Davide viene nella sua città, ma deve nascere in una stalla, perché

nell'albergo non c'è posto per Lui. Riguarda poi Israele: l'inviato viene dai

suoi, ma non lo si vuole. Riguarda in realtà l'intera umanità: Colui per il

quale è stato fatto il mondo, il primordiale Verbo creatore entra nel mondo,

ma non viene ascoltato, non viene accolto.

Queste parole riguardano in definitiva noi, ogni singolo e la società nel suo

insieme. Abbiamo tempo per il prossimo che ha bisogno della nostra, della

mia parola, del mio affetto? Per il sofferente che ha bisogno di aiuto? Per il

profugo o il rifugiato che cerca asilo? Abbiamo tempo e spazio per Dio? Può

Egli entrare nella nostra vita? Trova uno spazio in noi, o abbiamo occupato

tutti gli spazi del nostro pensiero, del nostro agire, della nostra vita per noi

stessi?

Grazie a Dio, la notizia negativa non è l'unica, né l'ultima che troviamo

nel Vangelo. Come in Luca incontriamo l'amore della madre Maria e la fedeltà

di san Giuseppe, la vigilanza dei pastori e la loro grande gioia, come in Matteo

incontriamo la visita dei sapienti Magi, venuti da lontano, cosı̀ anche Gio-

vanni ci dice: « A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli

di Dio ».4 Esistono quelli che lo accolgono e cosı̀, a cominciare dalla stalla,

dall'esterno, cresce silenziosamente la nuova casa, la nuova città, il nuovo

mondo. Il messaggio di Natale ci fa riconoscere il buio di un mondo chiuso, e

con ciò illustra senz'altro una realtà che vediamo quotidianamente. Ma esso

ci dice anche, che Dio non si lascia chiudere fuori. Egli trova uno spazio,

entrando magari per la stalla; esistono degli uomini che vedono la sua luce e

la trasmettono. Mediante la parola del Vangelo, l'Angelo parla anche a noi, e

nella sacra liturgia la luce del Redentore entra nella nostra vita. Se siamo

pastori o sapienti - la luce e il suo messaggio ci chiamano a metterci in

cammino, ad uscire dalla chiusura dei nostri desideri ed interessi per andare

incontro al Signore ed adorarlo. Lo adoriamo aprendo il mondo alla verità, al

bene, a Cristo, al servizio di quanti sono emarginati e nei quali Egli ci attende.

In alcune rappresentazioni natalizie del tardo Medioevo e dell'inizio del

tempo moderno la stalla appare come un palazzo un po' fatiscente. Se ne può

ancora riconoscere la grandezza di una volta, ma ora è andato in rovina, le

mura sono diroccate - è diventato, appunto, una stalla. Pur non avendo

nessuna base storica, questa interpretazione, nel suo modo metaforico, espri-

3 1, 11. 4 Gv 1, 12.