ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 99

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 Acta Benedicti Pp. XVI 109

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 Acta Benedicti Pp. XVI 111

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 Acta Benedicti Pp. XVI 113

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 Acta Benedicti Pp. XVI 115

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 Acta Benedicti Pp. XVI 117

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 Acta Benedicti Pp. XVI 119

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 Acta Benedicti Pp. XVI 121

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale122

 Acta Benedicti Pp. XVI 123

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale124

 Acta Benedicti Pp. XVI 125

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale126

 Acta Benedicti Pp. XVI 127

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale128

 Acta Benedicti Pp. XVI 129

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale130

 Congregatio pro Episcopis 131

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale132

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 133

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale134

 Diarium Romanae Curiae 135

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale136

Acta Benedicti Pp. XVI 79

avvicinarsi, intuisce che in quell'Uomo c'è qualcosa di unico, che è il miste-

rioso Altro che attendeva e verso il quale era orientata tutta la sua vita.

Comprende di trovarsi di fronte a Qualcuno di più grande di lui e di non

essere degno neppure di sciogliergli i lacci dei sandali.

Presso il Giordano, Gesù si manifesta con una straordinaria umiltà, che

richiama la povertà e la semplicità del Bambino deposto nella mangiatoia, e

anticipa i sentimenti con i quali, al termine dei suoi giorni terreni, giungerà a

lavare i piedi dei discepoli e subirà l'umiliazione terribile della croce. Il Figlio

di Dio, Colui che è senza peccato, si pone tra i peccatori, mostra la vicinanza

di Dio al cammino di conversione dell'uomo. Gesù prende sulle sue spalle il

peso della colpa dell'intera umanità, inizia la sua missione mettendosi al

nostro posto, al posto dei peccatori, nella prospettiva della croce.

Mentre, raccolto in preghiera, dopo il battesimo, esce dall'acqua, si aprono

i cieli. È il momento atteso da schiere di profeti. « Se tu squarciassi i cieli e

scendessi! », aveva invocato Isaia.3 In questo momento, sembra suggerire san

Luca, tale preghiera viene esaudita. Infatti, « Il cielo si aprı̀ e discese sopra di

lui lo Spirito Santo »; 4 si udirono parole mai ascoltate prima: « Tu sei il Figlio

mio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento ».5 Gesù salendo dalle

acque, come afferma san Gregorio Nazianzeno, « vede scindersi e aprirsi i cieli,

quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza ».6 Il

Padre, il Figlio e lo Spirito Santo scendono tra gli uomini e ci rivelano il loro

amore che salva. Se sono gli angeli a recare ai pastori l'annuncio della nascita

del Salvatore, e la stella ai Magi venuti dall'Oriente, ora è la voce stessa del

Padre che indica agli uomini la presenza nel mondo del suo Figlio e che invita

a guardare alla risurrezione, alla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte.

Il lieto annuncio del Vangelo è l'eco di questa voce che scende dall'alto. A

ragione, perciò, Paolo, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, scrive a

Tito: « Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli

uomini ».7 Il Vangelo, infatti, è per noi grazia che dà gioia e senso alla vita.

Essa, prosegue l'Apostolo, « ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mon-

dani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà »; 8 ci

conduce, cioè, ad una vita più felice, più bella, più solidale, ad una vita

3 63, 19. 4 3, 21-22. 5 v. 22. 6 Discorso 39 per il Battesimo del Signore, PG 36. 7 2, 11. 8 v. 12.