ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 77

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 Acta Benedicti Pp. XVI 81

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 Acta Benedicti Pp. XVI 99

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 Acta Benedicti Pp. XVI 103

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale104

 Acta Benedicti Pp. XVI 105

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 Acta Benedicti Pp. XVI 107

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 Acta Benedicti Pp. XVI 109

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale110

 Acta Benedicti Pp. XVI 111

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale112

 Acta Benedicti Pp. XVI 113

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale114

 Acta Benedicti Pp. XVI 115

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale116

 Acta Benedicti Pp. XVI 117

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale118

 Acta Benedicti Pp. XVI 119

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 Acta Benedicti Pp. XVI 121

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale122

 Acta Benedicti Pp. XVI 123

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale124

 Acta Benedicti Pp. XVI 125

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale126

 Acta Benedicti Pp. XVI 127

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale128

 Acta Benedicti Pp. XVI 129

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale130

 Congregatio pro Episcopis 131

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale132

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 133

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale134

 Diarium Romanae Curiae 135

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale136

Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale76

luce della stella, che trovano la strada e giungono a Lui. Tutte vivono, cia-

scuna a proprio modo, l'esperienza stessa dei Magi.

Essi hanno portato oro, incenso e mirra. Non sono certamente doni che

rispondono a necessità primarie o quotidiane. In quel momento la Sacra

Famiglia avrebbe certamente avuto molto più bisogno di qualcosa di diverso

dall'incenso e dalla mirra, e neppure l'oro poteva esserle immediatamente

utile. Ma questi doni hanno un significato profondo: sono un atto di giustizia.

Infatti, secondo la mentalità vigente a quel tempo in Oriente, rappresentano

il riconoscimento di una persona come Dio e Re: sono, cioè, un atto di sotto-

missione. Vogliono dire che da quel momento i donatori appartengono al

sovrano e riconoscono la sua autorità. La conseguenza che ne deriva è imme-

diata. I Magi non possono più proseguire per la loro strada, non possono più

tornare da Erode, non possono più essere alleati con quel sovrano potente e

crudele. Sono stati condotti per sempre sulla strada del Bambino, quella che

farà loro trascurare i grandi e i potenti di questo mondo e li porterà a Colui

che ci aspetta fra i poveri, la strada dell'amore che solo può trasformare

il mondo.

Non soltanto, quindi, i Magi si sono messi in cammino, ma da quel loro

atto ha avuto inizio qualcosa di nuovo, è stata tracciata una nuova strada, è

scesa sul mondo una nuova luce che non si è spenta. La visione del profeta si

realizza: quella luce non può più essere ignorata nel mondo: gli uomini si

muoveranno verso quel Bambino e saranno illuminati dalla gioia che solo

Lui sa donare. La luce di Betlemme continua a risplendere in tutto il mondo.

A quanti l'hanno accolta Sant'Agostino ricorda: « Anche noi, riconoscendo

Cristo nostro re e sacerdote morto per noi, lo abbiamo onorato come se

avessimo offerto oro, incenso e mirra; ci manca soltanto di testimoniarlo

prendendo una via diversa da quella per la quale siamo venuti ».2

Se dunque leggiamo assieme la promessa del profeta Isaia e il suo com-

pimento nel Vangelo di Matteo nel grande contesto di tutta la storia, appare

evidente che ciò che ci viene detto, e che nel presepio cerchiamo di ripro-

durre, non è un sogno e neppure un vano gioco di sensazioni e di emozioni,

prive di vigore e di realtà, ma è la Verità che s'irradia nel mondo, anche se

Erode sembra sempre essere più forte e quel Bambino sembra poter essere

ricacciato tra coloro che non hanno importanza, o addirittura calpestato. Ma

solamente in quel Bambino si manifesta la forza di Dio, che raduna gli

2 Sermo 202. In Epiphania Domini, 3, 4.