ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 107

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 Acta Benedicti Pp. XVI 109

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 Acta Benedicti Pp. XVI 111

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale112

 Acta Benedicti Pp. XVI 113

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale114

 Acta Benedicti Pp. XVI 115

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 Acta Benedicti Pp. XVI 117

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 Acta Benedicti Pp. XVI 119

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 Acta Benedicti Pp. XVI 121

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale122

 Acta Benedicti Pp. XVI 123

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale124

 Acta Benedicti Pp. XVI 125

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale126

 Acta Benedicti Pp. XVI 127

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale128

 Acta Benedicti Pp. XVI 129

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale130

 Congregatio pro Episcopis 131

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale132

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 133

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale134

 Diarium Romanae Curiae 135

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale136

Acta Benedicti Pp. XVI 75

della terra e deporranno ai suoi piedi i loro tesori più preziosi. E il cuore del

popolo fremerà di gioia.

Rispetto a tale visione, quella che ci presenta l'evangelista Matteo appare

povera e dimessa: ci sembra impossibile riconoscervi l'adempimento delle

parole del profeta Isaia. Infatti, arrivano a Betlemme non i potenti e i re

della terra, ma dei Magi, personaggi sconosciuti, forse visti con sospetto, in

ogni caso non degni di particolare attenzione. Gli abitanti di Gerusalemme

sono informati dell'accaduto, ma non ritengono necessario scomodarsi, e

neppure a Betlemme sembra che ci sia qualcuno che si curi della nascita di

questo Bambino, chiamato dai Magi Re dei Giudei, o di questi uomini venuti

dall'Oriente che vanno a farGli visita. Poco dopo, infatti, quando il re Erode

farà capire chi effettivamente detiene il potere costringendo la Sacra Fami-

glia a fuggire in Egitto e offrendo una prova della sua crudeltà con la strage

degli innocenti,1 l'episodio dei Magi sembra essere cancellato e dimenticato.

È, quindi, comprensibile che il cuore e l'anima dei credenti di tutti i secoli

siano attratti più dalla visione del profeta che non dal sobrio racconto del-

l'evangelista, come attestano anche le rappresentazioni di questa visita nei

nostri presepi, dove appaiono i cammelli, i dromedari, i re potenti di questo

mondo che si inginocchiano davanti al Bambino e depongono ai suoi piedi i

loro doni in scrigni preziosi. Ma occorre prestare maggiore attenzione a ciò

che i due testi ci comunicano.

In realtà, che cosa ha visto Isaia con il suo sguardo profetico? In un solo

momento, egli scorge una realtà destinata a segnare tutta la storia. Ma anche

l'evento che Matteo ci narra non è un breve episodio trascurabile, che si

chiude con il ritorno frettoloso dei Magi nelle proprie terre. Al contrario, è

un inizio. Quei personaggi provenienti dall'Oriente non sono gli ultimi, ma i

primi della grande processione di coloro che, attraverso tutte le epoche della

storia, sanno riconoscere il messaggio della stella, sanno camminare sulle

strade indicate dalla Sacra Scrittura e sanno trovare, cosı̀, Colui che appa-

rentemente è debole e fragile, ma che, invece, ha il potere di donare la gioia

più grande e più profonda al cuore dell'uomo. In Lui, infatti, si manifesta la

realtà stupenda che Dio ci conosce e ci è vicino, che la sua grandezza e

potenza non si esprimono nella logica del mondo, ma nella logica di un bam-

bino inerme, la cui forza è solo quella dell'amore che si affida a noi. Nel

cammino della storia, ci sono sempre persone che vengono illuminate dalla

1 Cfr. Mt 2, 13-18.