Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale986
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale988
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale990
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale992
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale998
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1030
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1036
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1038
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1040
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1042
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1044
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1046
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1048
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1050
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1052
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1054
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1056
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1058
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1060
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1062
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1064
Congregatio de Causis Sanctorum 1065
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1066
Congregatio de Causis Sanctorum 1067
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1068
Congregatio pro Episcopis 1069
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1070
Acta Benedicti Pp. XVI 1057
Con l'annuale Giornata Mondiale del Malato la Chiesa intende, in effetti,
sensibilizzare capillarmente la comunità ecclesiale circa l'importanza del ser-
vizio pastorale nel vasto mondo della salute, servizio che fa parte integrante
della sua missione, poiché si inscrive nel solco della stessa missione salvifica di
Cristo. Egli, Medico divino, « passò beneficando e risanando tutti coloro che
stavano sotto il potere del diavolo ».1 Nel mistero della sua passione, morte e
risurrezione, l'umana sofferenza attinge senso e pienezza di luce. Nella Let-
tera apostolica Salvifici doloris, il Servo di Dio Giovanni Paolo II ha parole
illuminanti in proposito. « L'umana sofferenza - egli ha scritto - ha rag-
giunto il suo culmine nella passione di Cristo. E contemporaneamente essa è
entrata in una dimensione completamente nuova e in un nuovo ordine: è
stata legata all'amore..., a quell'amore che crea il bene ricavandolo anche
dal male, ricavandolo per mezzo della sofferenza, cosı̀ come il bene supremo
della redenzione del mondo è stato tratto dalla Croce di Cristo, e costante-
mente prende da essa il suo avvio. La Croce di Cristo è diventata una sor-
gente, dalla quale sgorgano fiumi di acqua viva ».2
Il Signore Gesù nell'Ultima Cena, prima di ritornare al Padre, si è chinato
a lavare i piedi agli Apostoli, anticipando il supremo atto di amore della
Croce. Con tale gesto ha invitato i suoi discepoli ad entrare nella sua mede-
sima logica dell'amore che si dona specialmente ai più piccoli e ai bisognosi.3
Seguendo il suo esempio, ogni cristiano è chiamato a rivivere, in contesti
diversi e sempre nuovi, la parabola del buon Samaritano, il quale, passando
accanto a un uomo lasciato mezzo morto dai briganti sul ciglio della strada,
« vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi
olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese
cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore,
dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio
ritorno» ».4
A conclusione della parabola, Gesù dice: « Va' e anche tu fa' cosı̀ ».5 Con
queste parole si rivolge anche a noi. Ci esorta a chinarci sulle ferite del corpo e
dello spirito di tanti nostri fratelli e sorelle che incontriamo sulle strade del
mondo; ci aiuta a comprendere che, con la grazia di Dio accolta e vissuta nella
1 At 10, 38. 2 N. 18. 3 Cfr. Gv 13, 12-17. 4 Lc 10, 33-35. 5 Lc 10, 37.