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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1054
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1056
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1058
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1060
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1062
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1064
Congregatio de Causis Sanctorum 1065
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1066
Congregatio de Causis Sanctorum 1067
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1068
Congregatio pro Episcopis 1069
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conoscenza che in quello dell'azione, come il soggettivismo, l'individualismo e
l'affermazione illimitata del soggetto. Allo stesso tempo, però, riteneva ne-
cessario il dialogo a partire sempre da una solida formazione dottrinale, il cui
principio unificante era la fede in Cristo; una « coscienza » cristiana matura,
dunque, capace di confronto con tutti, senza però cedere alle mode del tempo.
Da Pontefice, ai Rettori e Presidi delle Università della Compagnia di Gesù
ebbe a dire che « il mimetismo dottrinale e morale non è certo conforme allo
spirito del Vangelo ». «Del resto coloro che non condividono le posizioni della
Chiesa - aggiunse - chiedono a noi estrema chiarezza di posizioni, per poter
stabilire un dialogo costruttivo e leale ». E pertanto il pluralismo culturale e il
rispetto non debbono far «mai perdere di vista al cristiano il suo dovere di
servire la verità nella carità, di seguire quella verità di Cristo che, sola, dà la
vera libertà ».6
Per Papa Montini il giovane va educato a giudicare l'ambiente in cui vive
e opera, a considerarsi come persona e non numero nella massa: in una parola,
va aiutato ad avere un « pensiero forte » capace di un « agire forte », evitando
il pericolo, che talora si corre, di anteporre l'azione al pensiero e di fare
dell'esperienza la sorgente della verità. Ebbe ad affermare in proposito:
« L'azione non può essere luce a se stessa. Se non si vuole curvare l'uomo a
pensare come egli agisce, bisogna educarlo ad agire com'egli pensa. Anche nel
mondo cristiano, dove l'amore, la carità hanno importanza suprema, decisi-
va, non si può prescindere dal lume della verità, che all'amore presenta i suoi
fini e i suoi motivi ».7
Cari amici, gli anni della FUCI, difficili per il contesto politico dell'Italia,
ma entusiasmanti per quei giovani che riconobbero nel Servo di Dio una
guida e un educatore, rimasero impressi nella personalità di Paolo VI. In
lui, Arcivescovo di Milano e poi Successore dell'apostolo Pietro, mai vennero
meno l'anelito e la preoccupazione per il tema dell'educazione. Lo attestano i
numerosi suoi interventi dedicati alle nuove generazioni, in momenti burra-
scosi e travagliati, come il Sessantotto. Con coraggio, indicò la strada del-
l'incontro con Cristo come esperienza educativa liberante e unica vera rispo-
sta ai desideri e alle aspirazioni dei giovani, divenuti vittime dell'ideologia.
« Voi, giovani d'oggi - egli ripeteva -, siete talora ammaliati da un confor-
mismo, che può diventare abituale, un conformismo che piega inconsciamen-
te la vostra libertà al dominio automatico di correnti esterne di pensiero, di
6 Cfr. Insegnamenti XIII, [1975], 817. 7 Insegnamenti II, [1964], 194.