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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1056
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1058
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1060
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1062
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1064
Congregatio de Causis Sanctorum 1065
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1066
Congregatio de Causis Sanctorum 1067
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1068
Congregatio pro Episcopis 1069
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mente agli artisti con la solennità di un documento papale e il tono amiche-
vole di una conversazione tra « quanti - come recita l'indirizzo -, con
appassionata dedizione, cercano nuove "epifanie" della bellezza ». Lo stesso
Papa, venticinque anni or sono, aveva proclamato patrono degli artisti il
Beato Angelico, indicando in lui un modello di perfetta sintonia tra fede e
arte. Il mio pensiero va, poi, al 7 maggio del 1964, quarantacinque anni fa,
quando, in questo stesso luogo, si realizzava uno storico evento, fortemente
voluto dal Papa Paolo VI per riaffermare l'amicizia tra la Chiesa e le arti. Le
parole che ebbe a pronunciare in quella circostanza risuonano ancor oggi
sotto la volta di questa Cappella Sistina, toccando il cuore e l'intelletto.
«Noi abbiamo bisogno di voi - egli disse -. Il Nostro ministero ha bisogno
della vostra collaborazione. Perché, come sapete, il Nostro ministero è quello
di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il
mondo dello spirito, dell'invisibile, dell'ineffabile, di Dio. E in questa opera-
zione... voi siete maestri. È il vostro mestiere, la vostra missione; e la vostra
arte è quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola,
di colori, di forme, di accessibilità ».1 Tanta era la stima di Paolo VI per gli
artisti, da spingerlo a formulare espressioni davvero ardite: « E se Noi man-
cassimo del vostro ausilio - proseguiva -, il ministero diventerebbe balbet-
tante ed incerto e avrebbe bisogno di fare uno sforzo, diremmo, di diventare
esso stesso artistico, anzi di diventare profetico. Per assurgere alla forza di
espressione lirica della bellezza intuitiva, avrebbe bisogno di far coincidere il
sacerdozio con l'arte ».2 In quella circostanza, Paolo VI assunse l' impegno di
« ristabilire l'amicizia tra la Chiesa e gli artisti », e chiese loro di farlo proprio e
di condividerlo, analizzando con serietà e obiettività i motivi che avevano
turbato tale rapporto e assumendosi ciascuno con coraggio e passione la
responsabilità di un rinnovato, approfondito itinerario di conoscenza e di
dialogo, in vista di un'autentica « rinascita » dell'arte, nel contesto di un
nuovo umanesimo.
Quello storico incontro, come dicevo, avvenne qui, in questo santuario di
fede e di creatività umana. Non è dunque casuale il nostro ritrovarci proprio
in questo luogo, prezioso per la sua architettura e per le sue simboliche
dimensioni, ma ancora di più per gli affreschi che lo rendono inconfondibile,
ad iniziare dai capolavori di Perugino e Botticelli, Ghirlandaio e Cosimo
Rosselli, Luca Signorelli ed altri, per giungere alle Storie della Genesi e al
1 Insegnamenti II, [1964], 313. 2 Ibid., 314.