ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 1049

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 Acta Benedicti Pp. XVI 1051

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1052

 Acta Benedicti Pp. XVI 1053

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1054

 Acta Benedicti Pp. XVI 1055

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 Acta Benedicti Pp. XVI 1057

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1058

 Acta Benedicti Pp. XVI 1059

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1060

 Acta Benedicti Pp. XVI 1061

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1062

 Acta Benedicti Pp. XVI 1063

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1064

 Congregatio de Causis Sanctorum 1065

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1066

 Congregatio de Causis Sanctorum 1067

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1068

 Congregatio pro Episcopis 1069

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1070

 Diarium Romanae Curiae 1071

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1072

 Diarium Romanae Curiae 1073

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1074

Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1046

mente agli artisti con la solennità di un documento papale e il tono amiche-

vole di una conversazione tra « quanti - come recita l'indirizzo -, con

appassionata dedizione, cercano nuove "epifanie" della bellezza ». Lo stesso

Papa, venticinque anni or sono, aveva proclamato patrono degli artisti il

Beato Angelico, indicando in lui un modello di perfetta sintonia tra fede e

arte. Il mio pensiero va, poi, al 7 maggio del 1964, quarantacinque anni fa,

quando, in questo stesso luogo, si realizzava uno storico evento, fortemente

voluto dal Papa Paolo VI per riaffermare l'amicizia tra la Chiesa e le arti. Le

parole che ebbe a pronunciare in quella circostanza risuonano ancor oggi

sotto la volta di questa Cappella Sistina, toccando il cuore e l'intelletto.

«Noi abbiamo bisogno di voi - egli disse -. Il Nostro ministero ha bisogno

della vostra collaborazione. Perché, come sapete, il Nostro ministero è quello

di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il

mondo dello spirito, dell'invisibile, dell'ineffabile, di Dio. E in questa opera-

zione... voi siete maestri. È il vostro mestiere, la vostra missione; e la vostra

arte è quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola,

di colori, di forme, di accessibilità ».1 Tanta era la stima di Paolo VI per gli

artisti, da spingerlo a formulare espressioni davvero ardite: « E se Noi man-

cassimo del vostro ausilio - proseguiva -, il ministero diventerebbe balbet-

tante ed incerto e avrebbe bisogno di fare uno sforzo, diremmo, di diventare

esso stesso artistico, anzi di diventare profetico. Per assurgere alla forza di

espressione lirica della bellezza intuitiva, avrebbe bisogno di far coincidere il

sacerdozio con l'arte ».2 In quella circostanza, Paolo VI assunse l' impegno di

« ristabilire l'amicizia tra la Chiesa e gli artisti », e chiese loro di farlo proprio e

di condividerlo, analizzando con serietà e obiettività i motivi che avevano

turbato tale rapporto e assumendosi ciascuno con coraggio e passione la

responsabilità di un rinnovato, approfondito itinerario di conoscenza e di

dialogo, in vista di un'autentica « rinascita » dell'arte, nel contesto di un

nuovo umanesimo.

Quello storico incontro, come dicevo, avvenne qui, in questo santuario di

fede e di creatività umana. Non è dunque casuale il nostro ritrovarci proprio

in questo luogo, prezioso per la sua architettura e per le sue simboliche

dimensioni, ma ancora di più per gli affreschi che lo rendono inconfondibile,

ad iniziare dai capolavori di Perugino e Botticelli, Ghirlandaio e Cosimo

Rosselli, Luca Signorelli ed altri, per giungere alle Storie della Genesi e al

1 Insegnamenti II, [1964], 313. 2 Ibid., 314.