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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1042
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1044
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1046
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1048
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1050
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1052
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1054
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1056
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1058
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1060
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1062
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1064
Congregatio de Causis Sanctorum 1065
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1066
Congregatio de Causis Sanctorum 1067
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1068
Congregatio pro Episcopis 1069
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Acta Benedicti Pp. XVI 1049
uscire gli uomini da sé e aprirli ad orizzonti di vera libertà attirandoli verso
l'alto, li imprigiona in se stessi e li rende ancor più schiavi, privi di speranza e
di gioia. Si tratta di una seducente ma ipocrita bellezza, che ridesta la brama,
la volontà di potere, di possesso, di sopraffazione sull'altro e che si trasforma,
ben presto, nel suo contrario, assumendo i volti dell'oscenità, della trasgres-
sione o della provocazione fine a se stessa. L'autentica bellezza, invece, schiu-
de il cuore umano alla nostalgia, al desiderio profondo di conoscere, di amare,
di andare verso l'Altro, verso l'Oltre da sé. Se accettiamo che la bellezza ci
tocchi intimamente, ci ferisca, ci apra gli occhi, allora riscopriamo la gioia
della visione, della capacità di cogliere il senso profondo del nostro esistere, il
Mistero di cui siamo parte e da cui possiamo attingere la pienezza, la felicità,
la passione dell'impegno quotidiano. Giovanni Paolo II, nella Lettera agli
Artisti, cita, a tale proposito, questo verso di un poeta polacco, Cyprian
Norwid: « La bellezza è per entusiasmare al lavoro, / il lavoro è per risorgere ».5
E più avanti aggiunge: « In quanto ricerca del bello, frutto di un'immagina-
zione che va al di là del quotidiano, l'arte è, per sua natura, una sorta di
appello al Mistero. Persino quando scruta le profondità più oscure dell'anima
o gli aspetti più sconvolgenti del male, l'artista si fa in qualche modo voce
dell'universale attesa di redenzione ».6 E nella conclusione afferma: « La bel-
lezza è cifra del mistero e richiamo al trascendente ».7
Queste ultime espressioni ci spingono a fare un passo in avanti nella
nostra riflessione. La bellezza, da quella che si manifesta nel cosmo e nella
natura a quella che si esprime attraverso le creazioni artistiche, proprio per la
sua caratteristica di aprire e allargare gli orizzonti della coscienza umana, di
rimandarla oltre se stessa, di affacciarla sull'abisso dell'Infinito, può diven-
tare una via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo, verso Dio. L'arte,
in tutte le sue espressioni, nel momento in cui si confronta con i grandi
interrogativi dell'esistenza, con i temi fondamentali da cui deriva il senso
del vivere, può assumere una valenza religiosa e trasformarsi in un percorso
di profonda riflessione interiore e di spiritualità. Questa affinità, questa sin-
tonia tra percorso di fede e itinerario artistico, l'attesta un incalcolabile
numero di opere d'arte che hanno come protagonisti i personaggi, le storie,
i simboli di quell'immenso deposito di « figure » - in senso lato - che è la
Bibbia, la Sacra Scrittura. Le grandi narrazioni bibliche, i temi, le immagini,
5 N. 3. 6 N. 10. 7 N. 16.