ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 1047

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 Acta Benedicti Pp. XVI 1049

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 Acta Benedicti Pp. XVI 1051

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1052

 Acta Benedicti Pp. XVI 1053

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1054

 Acta Benedicti Pp. XVI 1055

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1056

 Acta Benedicti Pp. XVI 1057

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1058

 Acta Benedicti Pp. XVI 1059

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1060

 Acta Benedicti Pp. XVI 1061

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1062

 Acta Benedicti Pp. XVI 1063

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1064

 Congregatio de Causis Sanctorum 1065

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1066

 Congregatio de Causis Sanctorum 1067

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1068

 Congregatio pro Episcopis 1069

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1070

 Diarium Romanae Curiae 1071

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1072

 Diarium Romanae Curiae 1073

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale1074

Acta Benedicti Pp. XVI 1019

È questa la Chiesa che il servo di Dio Paolo VI ha amato di amore

appassionato e ha cercato con tutte le sue forze di far comprendere e amare.

Rileggiamo il suo Pensiero alla morte, là dove, nella parte conclusiva, parla

della Chiesa. « Potrei dire - scrive - che sempre l'ho amata ... e che per

essa, non per altro, mi pare d'aver vissuto. Ma vorrei che la Chiesa lo sapes-

se ». Sono gli accenti di un cuore palpitante, che cosı̀ prosegue: « Vorrei fi-

nalmente comprenderla tutta, nella sua storia, nel suo disegno divino, nel

suo destino finale, nella sua complessa, totale e unitaria composizione, nella

sua umana e imperfetta consistenza, nelle sue sciagure e nelle sue sofferenze,

nelle debolezze e nelle miserie di tanti suoi figli, nei suoi aspetti meno sim-

patici, e nel suo sforzo perenne di fedeltà, di amore, di perfezione e di carità.

Corpo mistico di Cristo. Vorrei - continua il Papa - abbracciarla, salutar-

la, amarla, in ogni essere che la compone, in ogni Vescovo e sacerdote che la

assiste e la guida, in ogni anima che la vive e la illustra; benedirla ». E le

ultime parole sono per lei, come alla sposa di tutta la vita: « E alla Chiesa, a

cui tutto devo e che fu mia, che dirò? Le benedizioni di Dio siano sopra di te;

abbi coscienza della tua natura e della tua missione; abbi il senso dei bisogni

veri e profondi dell'umanità; e cammina povera, cioè libera, forte ed amorosa

verso Cristo ».

Che cosa si può aggiungere a parole cosı̀ alte ed intense? Soltanto vorrei

sottolineare quest'ultima visione della Chiesa « povera e libera », che richia-

ma la figura evangelica della vedova. Cosı̀ dev'essere la Comunità ecclesiale,

per riuscire a parlare all'umanità contemporanea. L'incontro e il dialogo

della Chiesa con l'umanità di questo nostro tempo stavano particolarmente

a cuore a Giovanni Battista Montini in tutte le stagioni della sua vita, dai

primi anni di sacerdozio fino al Pontificato. Egli ha dedicato tutte le sue

energie al servizio di una Chiesa il più possibile conforme al suo Signore

Gesù Cristo, cosı̀ che, incontrando lei, l'uomo contemporaneo possa incon-

trare Lui, Cristo, perché di Lui ha assoluto bisogno. Questo è l'anelito di

fondo del Concilio Vaticano II, a cui corrisponde la riflessione del Papa

Paolo VI sulla Chiesa. Egli volle esporne programmaticamente alcuni punti

salienti nella sua prima Enciclica, Ecclesiam suam, del 6 agosto 1964, quan-

do ancora non avevano visto la luce le Costituzioni conciliari Lumen gentium

e Gaudium et spes.

Con quella prima Enciclica il Pontefice si proponeva di spiegare a tutti

l'importanza della Chiesa per la salvezza dell'umanità e, al tempo stesso,

l'esigenza che tra la Comunità ecclesiale e la società si stabilisca un rapporto