An. et vol. CIV 2 Novembris 2012 N. 11
Index huius fasciculi (An. CIV, N. 11 - 2 Novembris 2012)
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale864
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale866
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fuoco trasformante, fuoco di passione - certamente - che distrugge anche
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale972
Congregatio de Causis Sanctorum 973
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale974
Congregatio de Causis Sanctorum 975
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Congregatio de Causis Sanctorum 977
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Congregatio de Causis Sanctorum 979
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Congregatio de Causis Sanctorum 981
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Congregatio de Causis Sanctorum 983
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale986
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale896
di rinnovamento e di salute. Il Nuovo Testamento accetta questa situazione.
San Luca confronta esplicitamente l'Imperatore Augusto con il Bambino
nato a Betlemme: « evangelium » - dice - sı̀, è una parola dell'Imperatore,
del vero Imperatore del mondo. Il vero Imperatore del mondo si è fatto
sentire, parla con noi. E questo fatto, come tale, è redenzione, perché la
grande sofferenza dell'uomo - in quel tempo, come oggi - è proprio questa:
dietro il silenzio dell'universo, dietro le nuvole della storia c'è un Dio o non
c'è? E, se c'è questo Dio, ci conosce, ha a che fare con noi? Questo Dio è
buono, e la realtà del bene ha potere nel mondo o no? Questa domanda oggi è
cosı̀ attuale come lo era in quel tempo. Tanta gente si domanda: Dio è una
ipotesi o no? È una realtà o no? Perché non si fa sentire? « Vangelo » vuol dire:
Dio ha rotto il suo silenzio, Dio ha parlato, Dio c'è. Questo fatto come tale è
salvezza: Dio ci conosce, Dio ci ama, è entrato nella storia. Gesù è la sua
Parola, il Dio con noi, il Dio che ci mostra che ci ama, che soffre con noi fino
alla morte e risorge. Questo è il Vangelo stesso. Dio ha parlato, non è più il
grande sconosciuto, ma ha mostrato se stesso e questa è la salvezza.
La questione per noi è: Dio ha parlato, ha veramente rotto il grande
silenzio, si è mostrato, ma come possiamo far arrivare questa realtà all'uomo
di oggi, affinché diventi salvezza? Di per sé il fatto che abbia parlato è la
salvezza, è la redenzione. Ma come può saperlo l'uomo? Questo punto mi
sembra che sia un interrogativo, ma anche una domanda, un mandato per
noi: possiamo trovare risposta meditando l'Inno dell'Ora Terza «Nunc, Sanc-
te, nobis Spiritus ». La prima strofa dice: «Dignare promptus ingeri nostro
refusus, pectori », e cioè preghiamo affinché venga lo Spirito Santo, sia in
noi e con noi. Con altre parole: noi non possiamo fare la Chiesa, possiamo
solo far conoscere quanto ha fatto Lui. La Chiesa non comincia con il « fare »
nostro, ma con il « fare » e il « parlare » di Dio. Cosı̀ gli Apostoli non hanno
detto, dopo alcune assemblee: adesso vogliamo creare una Chiesa, e con la
forma di una costituente avrebbero elaborato una costituzione. No, hanno
pregato e in preghiera hanno aspettato, perché sapevano che solo Dio stesso
può creare la sua Chiesa, che Dio è il primo agente: se Dio non agisce, le nostre
cose sono solo le nostre e sono insufficienti; solo Dio può testimoniare che è
Lui che parla e ha parlato. Pentecoste è la condizione della nascita della
Chiesa: solo perché Dio prima ha agito, gli Apostoli possono agire con Lui e
con la sua presenza e far presente quanto fa Lui. Dio ha parlato e questo « ha
parlato » è il perfetto della fede, ma è sempre anche un presente: il perfetto di
Dio non è solo un passato, perché è un passato vero che porta sempre in sé il