ACTA BENEDICTI PP. XVI

 nata matrimonio cum Iosepho Borzęcki se coniunxit. Uxor fuit perdiligens et

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 visibilmente e chiaramente nello stile di vita, nel lavoro e nella preghiera

 NUNTIUS

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 Acta Benedicti Pp. XVI 743

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale744

 Congregatio pro Episcopis 745

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale746

 Diarium Romanae Curiae 747

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale748

 Diarium Romanae Curiae 749

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale750

 Diarium Romanae Curiae 751

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale752

Acta Benedicti Pp. XVI 719

importante vivere con gioia la libertà della nostra fede, vivere la bellezza

della fede e rendere visibile nel mondo di oggi che è bello conoscere Dio,

Dio con un volto umano in Gesù Cristo. Mostrare dunque la possibilità di

essere credenti oggi, e la necessità che nella società di oggi vi siano uomini che

conoscono Dio e possono dunque vivere secondo i valori che Egli ci ha dato e

contribuire alla presenza dei valori che sono fondamentali per l'edificazione e

per la sopravvivenza dei nostri Stati e delle nostre società.

Lei ama e conosce la Francia, che cosa La lega più particolarmente a questo

Paese; quali sono gli autori francesi, laici o cristiani, che L'hanno maggiormente

colpita o i ricordi più commoventi che serba della Francia?

Non oserei dire che conosco bene la Francia. La conosco poco, ma amo la

Francia, la grande cultura francese, soprattutto, naturalmente, le grandi

cattedrali, e anche la grande arte francese, la grande teologia che inizia con

sant'Ireneo di Lione fino al XIII secolo e ho studiato l'università di Parigi nel

XIII secolo: san Bonaventura, san Tommaso d'Aquino. Questa teologia è

stata decisiva per lo sviluppo della teologia in Occidente. E naturalmente

la teologia del secolo in cui si è svolto il Concilio Vaticano II. Ho avuto il

grande onore e la gioia di essere amico del Padre de Lubac, una delle più

grandi figure del secolo scorso, ma ho avuto anche buoni contatti di lavoro

con il Padre Congar, Jean Daniélou e altri.

Ho avuto ottime relazioni personali con Étienne Gilson, Henri-Irénée

Marroux. Ho dunque avuto davvero un contatto molto profondo, molto

personale e arricchente con la grande cultura teologica e filosofica della Fran-

cia. Essa è stata davvero determinante per lo sviluppo del mio pensiero. Ma

anche la riscoperta del gregoriano originale con Solesmes, la grande cultura

monastica e naturalmente la grande poesia. Essendo un uomo del barocco, mi

piace molto Paul Claudel, con la sua gioia di vivere, e anche Bernanos e i

grandi poeti di Francia del secolo scorso. È dunque una cultura che ha real-

mente determinato il mio sviluppo personale, teologico, filosofico e umano.

Che cosa dice a coloro che in Francia temono che il Motu proprio « Summo-

rum pontificum » segni un ritorno indietro rispetto alle grandi intuizioni del

Concilio Vaticano II? In che modo può rassicurarli?

È una paura infondata, perché questo Motu proprio è semplicemente un

atto di tolleranza, ai fini pastorali, per persone che sono state formate in

quella liturgia, la amano, la conoscono, e vogliono vivere con quella liturgia.