ACTA BENEDICTI PP. XVI

 nata matrimonio cum Iosepho Borzęcki se coniunxit. Uxor fuit perdiligens et

 Acta Benedicti Pp. XVI 683

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 Acta Benedicti Pp. XVI 717

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 Acta Benedicti Pp. XVI 719

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 Acta Benedicti Pp. XVI 721

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale722

 Acta Benedicti Pp. XVI 723

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 Acta Benedicti Pp. XVI 725

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale726

 Acta Benedicti Pp. XVI 727

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale728

 Acta Benedicti Pp. XVI 729

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale730

 Acta Benedicti Pp. XVI 731

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale732

 Acta Benedicti Pp. XVI 733

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale734

 Acta Benedicti Pp. XVI 735

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale736

 Acta Benedicti Pp. XVI 737

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale738

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 visibilmente e chiaramente nello stile di vita, nel lavoro e nella preghiera

 NUNTIUS

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale742

 Acta Benedicti Pp. XVI 743

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale744

 Congregatio pro Episcopis 745

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale746

 Diarium Romanae Curiae 747

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale748

 Diarium Romanae Curiae 749

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale750

 Diarium Romanae Curiae 751

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale752

Acta Benedicti Pp. XVI 687

Sardegna non è mai stata terra di eresie; il suo popolo ha sempre manifestato

filiale fedeltà a Cristo e alla Sede di Pietro. Sı̀, cari amici, nel susseguirsi delle

invasioni e delle dominazioni, la fede in Cristo è rimasta nell'anima delle

vostre popolazioni come elemento costitutivo della vostra stessa identità

sarda.

Dopo i martiri, nel V secolo, arrivarono dall'Africa romana numerosi

Vescovi che, non avendo aderito all'eresia ariana, dovettero subire l'esilio.

Venendo nell'isola, essi portarono con sé la ricchezza della loro fede. Furono

oltre cento Vescovi che, sotto la guida di Fulgenzio di Ruspe, fondarono

monasteri e intensificarono l'evangelizzazione. Insieme alle reliquie gloriose

di Agostino, portarono la ricchezza della loro tradizione liturgica e spirituale,

di cui voi conservate ancora le tracce. Cosı̀ la fede si è sempre più radicata nel

cuore dei fedeli fino a diventare cultura e produrre frutti di santità. Ignazio

da Láconi, Nicola da Gésturi sono i santi in cui la Sardegna si riconosce. La

martire Antonia Mesina, la contemplativa Gabriella Sagheddu e la suora

della carità Giuseppina Nicóli sono l'espressione di una gioventù capace di

perseguire grandi ideali. Questa fede semplice e coraggiosa continua a vivere

nelle vostre comunità, nelle vostre famiglie, dove si respira il profumo evan-

gelico delle virtù proprie della vostra terra: la fedeltà, la dignità, la riserva-

tezza, la sobrietà, il senso del dovere.

E poi, ovviamente, l'amore per la Madonna. Siamo infatti qui, oggi, a

commemorare un grande atto di fede, che i vostri padri compirono affidando

la propria vita alla Madre di Cristo, quando la scelsero come Patrona massi-

ma dell'Isola. Non potevano sapere allora che il Novecento sarebbe stato un

secolo molto difficile, ma certamente fu proprio in questa consacrazione a

Maria che trovarono in seguito la forza per affrontare le difficoltà sopravve-

nute, specialmente con le due guerre mondiali. Non poteva essere che cosı̀. La

vostra Isola, cari amici della Sardegna, non poteva avere altra protettrice che

la Madonna. Lei è la Mamma, la Figlia e la Sposa per eccellenza: «Sa Mama,

Fiza, Isposa de su Segnore », come amate cantare. La Mamma che ama, pro-

tegge, consiglia, consola, dà la vita, perché la vita nasca e perduri. La Figlia

che onora la sua famiglia, sempre attenta alle necessità dei fratelli e delle

sorelle, sollecita nel rendere la sua casa bella e accogliente. La Sposa capace di

amore fedele e paziente, di sacrificio e di speranza. A Maria in Sardegna sono

dedicate ben 350 chiese e santuari. Un popolo di madri si rispecchia nell'umile

ragazza di Nazaret, che col suo « sı̀ » ha permesso al Verbo di diventare carne.