ACTA BENEDICTI PP. XVI

 separamus territorium, prout in praesens lege civili circumscribitur, munici-

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 Acta Benedicti Pp. XVI 421

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale422

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale452

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale454

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale456

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale462

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale464

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale466

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 nanza quotidiana alla sofferenza sia dei nostri vicini e familiari sia di ogni

 IV

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale480

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 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale484

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 489

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 491

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale492

 Congregatio pro Doctrina Fidei 493

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale494

 Congregatio pro Doctrina Fidei 495

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale496

 Congregatio pro Doctrina Fidei 497

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale498

 Congregatio pro Doctrina Fidei 499

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale500

 Congregatio pro Doctrina Fidei 501

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale502

 Congregatio pro Doctrina Fidei 503

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale504

 Congregatio pro Episcopis 505

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale506

 Congregatio pro Episcopis 507

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale508

 Congregatio pro Episcopis 509

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale510

 Diarium Romanae Curiae 511

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mondo ».6 La nostra civiltà e la nostra cultura, che pure hanno incontrato

Cristo ormai da duemila anni e specialmente qui a Roma sarebbero irricono-

scibili senza la sua presenza, tendono tuttavia troppo spesso a mettere Dio

tra parentesi, ad organizzare senza di Lui la vita personale e sociale, ed anche

a ritenere che di Dio non si possa conoscere nulla, o perfino a negare la sua

esistenza. Ma quando Dio è lasciato da parte nessuna delle cose che veramen-

te ci premono può trovare una stabile collocazione, tutte le nostre grandi e

piccole speranze poggiano sul vuoto. Per « educare alla speranza », come ci

proponiamo in questo Convegno e nel prossimo anno pastorale, è dunque

anzitutto necessario aprire a Dio il nostro cuore, la nostra intelligenza e tutta

la nostra vita, per essere cosı̀, in mezzo ai nostri fratelli, suoi credibili testi-

moni.

Nei nostri precedenti Convegni diocesani abbiamo già riflettuto sulle cau-

se dell'attuale emergenza educativa e sulle proposte che possono servire a

superarla. Nei mesi scorsi, anche attraverso la mia lettera sul compito urgen-

te dell'educazione, abbiamo inoltre cercato di coinvolgere l'intera città, in

particolare le famiglie e le scuole, in questa impresa comune. Non è quindi

necessario ritornare ora su questi aspetti. Vediamo piuttosto come educarci

concretamente alla speranza, rivolgendo la nostra attenzione ad alcuni « luo-

ghi » del suo pratico apprendimento ed effettivo esercizio, che ho già indivi-

duato nella Spe salvi. Tra questi luoghi trova posto anzitutto la preghiera,

con la quale ci apriamo e ci rivolgiamo a Colui che è l'origine e il fondamento

della nostra speranza. La persona che prega non è mai totalmente sola perché

Dio è l'unico che, in ogni situazione e in qualunque prova, è sempre in grado

di ascoltarla e di aiutarla. Attraverso la perseveranza nella preghiera il Si-

gnore allarga il nostro desiderio e dilata il nostro animo, rendendoci più

capaci di accoglierlo in noi. Il giusto modo di pregare è pertanto un processo

di purificazione interiore. Dobbiamo esporci allo sguardo di Dio, a Dio stesso

e cosı̀ nella luce del volto di Dio cadono le menzogne, le ipocrisie. Questo

esporsi nella preghiera al volto di Dio è realmente una purificazione che ci

rinnova, ci libera e ci apre non solo a Dio, ma anche ai fratelli. È dunque

l'opposto di una fuga dalle nostre responsabilità verso il prossimo. Al con-

trario, attraverso la preghiera impariamo a tenere il mondo aperto a Dio e a

diventare ministri della speranza per gli altri. Perché parlando con Dio ve-

diamo tutta la comunità della Chiesa, comunità umana, tutti i fratelli, e

6 Ef 2, 12.