ACTA BENEDICTI PP. XVI

 separamus territorium, prout in praesens lege civili circumscribitur, munici-

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 nanza quotidiana alla sofferenza sia dei nostri vicini e familiari sia di ogni

 IV

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 489

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 491

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 493

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 503

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 Congregatio pro Episcopis 505

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 Congregatio pro Episcopis 507

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 Congregatio pro Episcopis 509

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pinione su Dio e sul mondo. La sua fede è l'impatto dell'amore di Dio sul suo

cuore. E cosı̀ questa stessa fede è amore per Gesù Cristo.

Da molti Paolo viene presentato come uomo combattivo che sa maneg-

giare la spada della parola. Di fatto, sul suo cammino di apostolo non sono

mancate le dispute. Non ha cercato un'armonia superficiale. Nella prima delle

sue Lettere, quella rivolta ai Tessalonicesi, egli stesso dice: « Abbiamo avuto il

coraggio... di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte... Mai

infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come sapete ».4 La verità

era per lui troppo grande per essere disposto a sacrificarla in vista di un

successo esterno. La verità che aveva sperimentato nell'incontro con il Ri-

sorto ben meritava per lui la lotta, la persecuzione, la sofferenza. Ma ciò che

lo motivava nel più profondo, era l'essere amato da Gesù Cristo e il desiderio

di trasmettere ad altri questo amore. Paolo era uno capace di amare, e tutto il

suo operare e soffrire si spiega solo a partire da questo centro. I concetti

fondanti del suo annuncio si comprendono unicamente in base ad esso. Pren-

diamo soltanto una delle sue parole-chiave: la libertà. L'esperienza dell'essere

amato fino in fondo da Cristo gli aveva aperto gli occhi sulla verità e sulla via

dell'esistenza umana - quell'esperienza abbracciava tutto. Paolo era libero

come uomo amato da Dio che, in virtù di Dio, era in grado di amare insieme

con Lui. Questo amore è ora la « legge » della sua vita e proprio cosı̀ è la libertà

della sua vita. Egli parla ed agisce mosso dalla responsabilità dell'amore.

Libertà e responsabilità sono qui uniti in modo inscindibile. Poiché sta nella

responsabilità dell'amore, egli è libero; poiché è uno che ama, egli vive total-

mente nella responsabilità di questo amore e non prende la libertà come

pretesto per l'arbitrio e l'egoismo. Nello stesso spirito Agostino ha formulato

la frase diventata poi famosa: Dilige et quod vis fac 5 - ama e fa' quello che

vuoi. Chi ama Cristo come lo ha amato Paolo, può veramente fare quello che

vuole, perché il suo amore è unito alla volontà di Cristo e cosı̀ alla volontà di

Dio; perché la sua volontà è ancorata alla verità e perché la sua volontà non è

più semplicemente volontà sua, arbitrio dell'io autonomo, ma è integrata

nella libertà di Dio e da essa riceve la strada da percorrere.

Nella ricerca della fisionomia interiore di san Paolo vorrei, in secondo

luogo, ricordare la parola che il Cristo risorto gli rivolse sulla strada verso

Damasco. Prima il Signore gli chiede: « Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ».

Alla domanda: « Chi sei, o Signore? » vien data la risposta: « Io sono Gesù che

4 1 Ts 2, 2.5. 5 Tract. in 1 Jo 7, 7-8.