ACTA BENEDICTI PP. XVI

 separamus territorium, prout in praesens lege civili circumscribitur, munici-

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 nanza quotidiana alla sofferenza sia dei nostri vicini e familiari sia di ogni

 IV

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 489

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 491

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale492

 Congregatio pro Doctrina Fidei 493

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 495

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 497

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 501

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 503

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 Congregatio pro Episcopis 505

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 Congregatio pro Episcopis 507

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale508

 Congregatio pro Episcopis 509

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questa prospettiva appare chiaramente come la santità e lamissionarietà della

Chiesa costituiscano due facce della stessa medaglia: solo in quanto santa,

cioè colma dell'amore divino, la Chiesa può adempiere la sua missione, ed è

proprio in funzione di tale compito che Dio l'ha scelta e santificata quale sua

proprietà. Quindi il nostro primo dovere, proprio per sanare questo mondo, è

quello di essere santi, conformi a Dio; in questo modo viene da noi una forza

santificante e trasformante che agisce anche sugli altri, sulla storia. Sul bi-

nomio « santità-missione » - la santità è sempre forza che trasforma gli altri

- la vostra Comunità ecclesiale, cari fratelli e sorelle, si sta misurando in

questo momento, impegnata com'è nel Sinodo diocesano. Al riguardo, è utile

riflettere che i dodici Apostoli non erano uomini perfetti, scelti per la loro

irreprensibilità morale e religiosa. Erano credenti, sı̀, pieni di entusiasmo e di

zelo, ma segnati nello stesso tempo dai loro limiti umani, talora anche gravi.

Dunque, Gesù non li chiamò perché erano già santi, completi, perfetti, ma

affinché lo diventassero, affinché fossero trasformati per trasformare cosı̀

anche la storia. Tutto come per noi. Come per tutti i cristiani. Nella seconda

Lettura abbiamo ascoltato la sintesi dell'apostolo Paolo: «Dio dimostra il suo

amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto

per noi ».8 La Chiesa è la comunità dei peccatori che credono all'amore di Dio

e si lasciano trasformare da Lui, e cosı̀ diventano santi, santificano il mondo.

Nella luce di questa provvidenziale Parola di Dio, ho la gioia quest'oggi di

confermare il cammino della vostra Chiesa. È un cammino di santità e di

missione, sul quale il vostro Arcivescovo vi ha invitato a riflettere nella sua

recente Lettera pastorale; è un cammino che egli ha ampiamente verificato

nel corso della visita pastorale e che ora intende promuovere mediante il

Sinodo diocesano. Il Vangelo di oggi ci suggerisce lo stile della missione, cioè

l'atteggiamento interiore che si traduce in vita vissuta. Non può che essere

quello di Gesù: lo stile della « compassione ». L'evangelista lo evidenzia atti-

rando l'attenzione sullo sguardo di Cristo verso le folle: « Vedendole - egli

scrive - ne sentı̀ compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore

senza pastore ».9 E, dopo la chiamata dei Dodici, ritorna questo atteggiamen-

to nel comando che Egli dà loro di rivolgersi « alle pecore perdute della casa

d'Israele ».10 In queste espressioni si sente l'amore di Cristo per la sua gente,

specialmente per i piccoli e i poveri. La compassione cristiana non ha niente a

8 Rm 5, 8. 9 Mt 9, 36. 10 Mt 10, 6.