ACTA BENEDICTI PP. XVI

 dell'itinerario quaresimale, ma ci indica pure gli strumenti ascetici e pratici

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 pregato, che abbiamo avuto l'incontro con Cristo, è che siamo « per gli altri ».

 lontano da loro e quindi non posso dare indicazioni molto concrete - che il

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 Acta Benedicti Pp. XVI 301

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 Congregatio de Causis Sanctorum 303

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale304

 Congregatio de Causis Sanctorum 305

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale306

 Congregatio pro Episcopis 307

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale308

 Diarium Romanae Curiae 309

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 Diarium Romanae Curiae 311

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una parte, e ciò che, dall'altra, ci comunicano Matteo, Marco e Luca. Secondo

Giovanni, Gesù morı̀ sulla croce precisamente nel momento in cui, nel tempio,

venivano immolati gli agnelli pasquali. La sua morte e il sacrificio degli

agnelli coincisero. Ciò significa, però, che Egli morı̀ alla vigilia della Pasqua

e quindi non poté personalmente celebrare la cena pasquale - questo, alme-

no, è ciò che appare. Secondo i tre Vangeli sinottici, invece, l'Ultima Cena di

Gesù fu una cena pasquale, nella cui forma tradizionale Egli inserı̀ la novità

del dono del suo corpo e del suo sangue. Questa contraddizione fino a qualche

anno fa sembrava insolubile. La maggioranza degli esegeti era dell'avviso che

Giovanni non aveva voluto comunicarci la vera data storica della morte di

Gesù, ma aveva scelto una data simbolica per rendere cosı̀ evidente la verità

più profonda: Gesù è il nuovo e vero agnello che ha sparso il suo sangue per

tutti noi.

La scoperta degli scritti di Qumran ci ha nel frattempo condotto ad una

possibile soluzione convincente che, pur non essendo ancora accettata da

tutti, possiede tuttavia un alto grado di probabilità. Siamo ora in grado di

dire che quanto Giovanni ha riferito è storicamente preciso. Gesù ha real-

mente sparso il suo sangue alla vigilia della Pasqua nell'ora dell'immolazione

degli agnelli. Egli però ha celebrato la Pasqua con i suoi discepoli probabil-

mente secondo il calendario di Qumran, quindi almeno un giorno prima -

l'ha celebrata senza agnello, come la comunità di Qumran, che non ricono-

sceva il tempio di Erode ed era in attesa del nuovo tempio. Gesù dunque ha

celebrato la Pasqua senza agnello - no, non senza agnello: in luogo dell'a-

gnello ha donato se stesso, il suo corpo e il suo sangue. Cosı̀ ha anticipato la

sua morte in modo coerente con la sua parola: «Nessuno mi toglie la vita, ma

la offro da me stesso ».1 Nel momento in cui porgeva ai discepoli il suo corpo e

il suo sangue, Egli dava reale compimento a questa affermazione. Ha offerto

Egli stesso la sua vita. Solo cosı̀ l'antica Pasqua otteneva il suo vero senso.

San Giovanni Crisostomo, nelle sue catechesi eucaristiche ha scritto una

volta: Che cosa stai dicendo, Mosè? Il sangue di un agnello purifica gli uomi-

ni? Li salva dalla morte? Come può il sangue di un animale purificare gli

uomini, salvare gli uomini, avere potere contro la morte? Di fatto - continua

il Crisostomo - l'agnello poteva costituire solo un gesto simbolico e quindi

1 Gv 10, 18.