ACTA BENEDICTI PP. XVI

 dell'itinerario quaresimale, ma ci indica pure gli strumenti ascetici e pratici

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 pregato, che abbiamo avuto l'incontro con Cristo, è che siamo « per gli altri ».

 lontano da loro e quindi non posso dare indicazioni molto concrete - che il

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 Congregatio de Causis Sanctorum 303

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale304

 Congregatio de Causis Sanctorum 305

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale306

 Congregatio pro Episcopis 307

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 Diarium Romanae Curiae 309

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 Diarium Romanae Curiae 311

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dell'itinerario quaresimale, ma ci indica pure gli strumenti ascetici e pratici

per percorrerlo fruttuosamente.

«Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti ». Con

queste parole inizia la Prima Lettura, tratta dal libro del profeta Gioele

(2, 12). Le sofferenze, le calamità che affliggevano in quel periodo la terra

di Giuda spingono l'autore sacro ad incoraggiare il popolo eletto alla conver-

sione, a tornare cioè con fiducia filiale al Signore lacerandosi il cuore e non le

vesti. Egli infatti, ricorda il profeta, « è misericordioso e benigno, tardo all'ira

e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura » (2, 13). L'in-

vito che Gioele rivolge ai suoi ascoltatori vale anche per noi, cari fratelli e

sorelle. Non esitiamo a ritrovare l'amicizia di Dio perduta con il peccato;

incontrando il Signore sperimentiamo la gioia del suo perdono. E cosı̀, quasi

rispondendo alle parole del profeta, abbiamo fatto nostra l'invocazione del

ritornello del Salmo responsoriale: « Perdonaci, Signore, abbiamo peccato ».

Proclamando il Salmo 50, il grande Salmo penitenziale, ci siamo appellati alla

misericordia divina; abbiamo chiesto al Signore che la potenza del suo amore

ci ridoni la gioia di essere salvati.

Con questo spirito, iniziamo il tempo favorevole della Quaresima, come ci

ha ricordato san Paolo nella Seconda Lettura, per lasciarci riconciliare con

Dio in Cristo Gesù. L'Apostolo si presenta come ambasciatore di Cristo e

mostra chiaramente come proprio in forza di Lui, venga offerta al peccatore,

e cioè a ciascuno di noi, la possibilità di un'autentica riconciliazione. « Colui

che non aveva conosciuto peccato, - egli dice - Dio lo trattò da peccato in

nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di

Dio ».1 Solo Cristo può trasformare ogni situazione di peccato in novità di

grazia. Ecco perché assume un forte impatto spirituale l'esortazione che Pao-

lo indirizza ai cristiani di Corinto: « Vi supplichiamo in nome di Cristo: la-

sciatevi riconciliare con Dio »; e ancora: «Ecco ora il momento favorevole,

ecco ora il giorno della salvezza! ».2 Mentre Gioele parlava del futuro giorno

del Signore come di un giorno di terribile giudizio, san Paolo, riferendosi alla

parola del profeta Isaia, parla di «momento favorevole », di « giorno della

salvezza ». Il futuro giorno del Signore è divenuto l'« oggi ». Il giorno terribile

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1 2 Cor 5, 21. 2 5, 20; 6, 2.