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Nel Sinodo lo sguardo si è poi allargato sull'intero Medio Oriente, dove
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Congregatio de Causis Sanctorum 69
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Congregatio pro Gentium Evangelizatione 73
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tempo: scandito nei suoi ritmi annuali, mensili, settimanali e quotidiani, esso
è abitato dall'amore di Dio, dai suoi doni di grazia; è tempo di salvezza. Sı̀, il
Dio eterno è entrato e rimane nel tempo dell'uomo. Vi è entrato e vi rimane
con la persona di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, il Salvatore del mondo. È
quanto ci ha ricordato l'apostolo Paolo nella breve lettura poc'anzi procla-
mata: « Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio...perché
ricevessimo l'adozione a figli ».1
Dunque, l'Eterno entra nel tempo e lo rinnova in radice, liberando l'uomo
dal peccato e rendendolo figlio di Dio. Già "al principio", ossia con la crea-
zione del mondo e dell'uomo nel mondo, l'eternità di Dio ha fatto sbocciare il
tempo, nel quale scorre la storia umana, di generazione in generazione. Ora,
con la venuta di Cristo e con la sua redenzione, siamo "alla pienezza" del
tempo. Come rileva san Paolo, con Gesù il tempo si fa pieno, giunge al suo
compimento, acquistando quel significato di salvezza e di grazia per il quale è
stato voluto da Dio prima della creazione del mondo. Il Natale ci richiama a
questa "pienezza" del tempo, ossia alla salvezza rinnovatrice portata da Gesù
a tutti gli uomini. Ce la richiama e, misteriosamente ma realmente, ce la dona
sempre di nuovo. Il nostro tempo umano è sı̀ carico di mali, di sofferenze, di
drammi di ogni genere - da quelli provocati dalla cattiveria degli uomini a
quelli derivanti dagli infausti eventi naturali -, ma racchiude ormai e in
maniera definitiva e incancellabile la novità gioiosa e liberatrice di Cristo
salvatore. Proprio nel Bambino di Betlemme possiamo contemplare in modo
particolarmente luminoso ed eloquente l'incontro dell'eternità con il tempo,
come ama esprimersi la liturgia della Chiesa. Il Natale ci fa ritrovare Dio
nella carne umile e debole di un bambino. Non c'è qui forse un invito a
ritrovare la presenza di Dio e del suo amore che dona la salvezza anche nelle
brevi e faticose ore della nostra vita quotidiana? Non è forse un invito a
scoprire che il nostro tempo umano - anche nei momenti difficili e pesanti
- è incessantemente arricchito delle grazie del Signore, anzi della Grazia che
è il Signore stesso?
Alla fine di quest'anno 2010, prima di consegnarne i giorni e le ore a Dio e
al suo giudizio giusto e misericordioso, sento più vivo nel cuore il bisogno di
elevare il nostro « grazie » a Lui e al suo amore per noi. In questo clima di
riconoscenza, desidero rivolgere un particolare saluto al Cardinale Vicario, ai
Vescovi Ausiliari, ai sacerdoti, alle persone consacrate, come pure ai tanti
1 Gal 4, 4-5.