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Nel Sinodo lo sguardo si è poi allargato sull'intero Medio Oriente, dove
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Congregatio de Causis Sanctorum 67
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Congregatio de Causis Sanctorum 69
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Congregatio pro Gentium Evangelizatione 73
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Congregatio pro Gentium Evangelizatione 75
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« primogenito » in fasce e lo pone nella mangiatoia. Preghiamolo: Signore
Gesù, tu che hai voluto nascere come primo di molti fratelli, donaci la vera
fratellanza. Aiutaci perché diventiamo simili a te. Aiutaci a riconoscere nel-
l'altro che ha bisogno di me, in coloro che soffrono o che sono abbandonati, in
tutti gli uomini, il tuo volto, ed a vivere insieme con te come fratelli e sorelle
per diventare una famiglia, la tua famiglia.
Il Vangelo di Natale ci racconta, alla fine, che una moltitudine di angeli
dell'esercito celeste lodava Dio e diceva: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e
sulla terra pace agli uomini, che egli ama ».9 La Chiesa ha amplificato, nel
Gloria, questa lode, che gli angeli hanno intonato di fronte all'evento della
Notte Santa, facendone un inno di gioia sulla gloria di Dio. « Ti rendiamo
grazie per la tua gloria immensa ». Ti rendiamo grazie per la bellezza, per la
grandezza, per la tua bontà, che in questa notte diventano visibili a noi.
L'apparire della bellezza, del bello, ci rende lieti senza che dobbiamo interro-
garci sulla sua utilità. La gloria di Dio, dalla quale proviene ogni bellezza, fa
esplodere in noi lo stupore e la gioia. Chi intravede Dio prova gioia, e in
questa notte vediamo qualcosa della sua luce. Ma anche degli uomini parla
il messaggio degli angeli nella Notte Santa: « Pace agli uomini che egli ama ».
La traduzione latina di tale parola, che usiamo nella liturgia e che risale a
Girolamo, suona diversamente: « Pace agli uomini di buona volontà ».
L'espressione « gli uomini di buona volontà » proprio negli ultimi decenni è
entrata in modo particolare nel vocabolario della Chiesa. Ma quale traduzione
è giusta? Dobbiamo leggere ambedue i testi insieme; solo cosı̀ comprendiamo
la parola degli angeli in modo giusto. Sarebbe sbagliata un'interpretazione
che riconoscesse soltanto l'operare esclusivo di Dio, come se Egli non avesse
chiamato l'uomo ad una risposta libera di amore. Sarebbe sbagliata, però,
anche un'interpretazione moralizzante, secondo cui l'uomo con la sua buona
volontà potrebbe, per cosı̀ dire, redimere se stesso. Ambedue le cose vanno
insieme: grazia e libertà; l'amore di Dio, che ci previene e senza il quale non
potremmo amarLo, e la nostra risposta, che Egli attende e per la quale, nella
nascita del suo Figlio, addirittura ci prega. L'intreccio di grazia e libertà,
l'intreccio di chiamata e risposta non lo possiamo scindere in parti separate
l'una dall'altra. Ambedue sono inscindibilmente intessute tra loro. Cosı̀ que-
sta parola è insieme promessa e chiamata. Dio ci ha prevenuto con il dono del
suo Figlio. Sempre di nuovo Dio ci previene in modo inatteso. Non cessa di
9 Lc 2, 14.