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Acta Benedicti Pp. XVI 39
zione a Nazaret, nella grotta della natività a Betlemme, nel luogo della
crocifissione sul Calvario, davanti al sepolcro vuoto, testimonianza della ri-
surrezione, è stato come un toccare la storia di Dio con noi. La fede non è un
mito. È storia reale, le cui tracce possiamo toccare con mano. Questo realismo
della fede ci fa particolarmente bene nei travagli del presente. Dio si è vera-
mente mostrato. In Gesù Cristo Egli si è veramente fatto carne. Come Risorto
Egli rimane vero Uomo, apre continuamente la nostra umanità a Dio ed è
sempre il garante del fatto che Dio è un Dio vicino. Sı̀, Dio vive e sta in
relazione con noi. In tutta la sua grandezza è tuttavia il Dio vicino, il Dio-
con-noi, che continuamente ci chiama: Lasciatevi riconciliare con me e tra
voi! Egli sempre pone nella nostra vita personale e comunitaria il compito
della riconciliazione.
Infine vorrei ancora dire una parola di gratitudine e di gioia per il mio
viaggio nella Repubblica Ceca. Prima di tale viaggio sono sempre stato av-
vertito che quello è un Paese con una maggioranza di agnostici e di atei, in cui
i cristiani costituiscono ormai soltanto una minoranza. Tanto più gioiosa è
stata la sorpresa nel costatare che dappertutto ero circondato da grande
cordialità ed amicizia; che grandi liturgie venivano celebrate in un'atmosfera
gioiosa di fede; che nell'ambito delle università e della cultura la mia parola
trovava una viva attenzione; che le Autorità dello Stato mi hanno riservato
una grande cortesia e hanno fatto tutto il possibile per contribuire al successo
della visita. Sarei ora tentato di dire qualcosa sulla bellezza del Paese e sulle
magnifiche testimonianze della cultura cristiana, le quali soltanto rendono
tale bellezza perfetta. Ma considero importante soprattutto il fatto che anche
le persone che si ritengono agnostiche o atee, devono stare a cuore a noi come
credenti. Quando parliamo di una nuova evangelizzazione, queste persone
forse si spaventano. Non vogliono vedere se stesse come oggetto di missione,
né rinunciare alla loro libertà di pensiero e di volontà. Ma la questione circa
Dio rimane tuttavia presente pure per loro, anche se non possono credere al
carattere concreto della sua attenzione per noi. A Parigi ho parlato della
ricerca di Dio come del motivo fondamentale dal quale è nato il monachesimo
occidentale e, con esso, la cultura occidentale. Come primo passo dell'evan-
gelizzazione dobbiamo cercare di tenere desta tale ricerca; dobbiamo preoc-
cuparci che l'uomo non accantoni la questione su Dio come questione essen-
ziale della sua esistenza. Preoccuparci perché egli accetti tale questione e la
nostalgia che in essa si nasconde. Mi viene qui in mente la parola che Gesù
cita dal profeta Isaia, che cioè il tempio dovrebbe essere una casa di preghiera