ACTA BENEDICTI PP. XVI

 Kyaikmayaw, Chaungson, Paung, Beelin et Thaton. Novae ecclesialis com-

 Acta Benedicti Pp. XVI 259

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale260

 Acta Benedicti Pp. XVI 261

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale262

 Acta Benedicti Pp. XVI 263

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 VIII

 a separação entre irmãos pertencentes à mesma nação, por causa de ideolo-

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 Congregatio pro Episcopis 341

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 Diarium Romanae Curiae 343

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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale294

nel prossimo ottobre. Ringrazio il Prefetto della Congregazione, il Signor

Cardinale Claudio Hummes, per le gentili espressioni con cui ha interpretato

i comuni sentimenti e ringrazio per la bella lettera che mi avete scritto. Con

lui saluto tutti voi, Superiori, Officiali e Membri della Congregazione, con

animo grato per tutto il lavoro che svolgete a servizio di un settore tanto

importante della vita della Chiesa.

Il tema che avete scelto per questa Plenaria - «L'identità missionaria del

presbitero nella Chiesa, quale dimensione intrinseca dell'esercizio dei tria

munera » - consente alcune riflessioni per il lavoro di questi giorni e per i

frutti abbondanti che certamente esso porterà. Se l'intera Chiesa è missiona-

ria e se ogni cristiano, in forza del Battesimo e della Confermazione, quasi ex

officio 1 riceve il mandato di professare pubblicamente la fede, il sacerdozio

ministeriale, anche da questo punto di vista, si distingue ontologicamente, e

non solo per grado, dal sacerdozio battesimale, detto anche sacerdozio comu-

ne. Del primo, infatti, è costitutivo il mandato apostolico: « Andate in tutto il

mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura ».2 Tale mandato non è, lo

sappiamo, un semplice incarico affidato a collaboratori; le sue radici sono

più profonde e vanno ricercate molto più lontano.

La dimensione missionaria del presbitero nasce dalla sua configurazione

sacramentale a Cristo Capo: essa porta con sé, come conseguenza, un'adesione

cordiale e totale a quella che la tradizione ecclesiale ha individuato come l'apo-

stolica vivendi forma. Questa consiste nella partecipazione ad una « vita nuova »

spiritualmente intesa, a quel «nuovo stile di vita» che è stato inaugurato dal

Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli Apostoli. Per l'imposizione delle

mani del Vescovo e la preghiera consacratoria della Chiesa, i candidati diven-

gono uomini nuovi, divengono « presbiteri ». In questa luce appare chiaro come i

tria munera siano prima un dono e solo conseguentemente un ufficio, prima una

partecipazione ad una vita, e perciò una potestas. Certamente, la grande tradi-

zione ecclesiale ha giustamente svincolato l'efficacia sacramentale dalla concre-

ta situazione esistenziale del singolo sacerdote, e cosı̀ le legittime attese dei

fedeli sono adeguatamente salvaguardate. Ma questa giusta precisazione dot-

trinale nulla toglie alla necessaria, anzi indispensabile, tensione verso la perfe-

zione morale, che deve abitare ogni cuore autenticamente sacerdotale.

Proprio per favorire questa tensione dei sacerdoti verso la perfezione

spirituale dalla quale soprattutto dipende l'efficacia del loro ministero, ho

3 0 O t t o b r e 2 0 0 9 - 0 9 : 3 6 p a g i n a 2 9 4 e : / 0 6 9 1 _ 9/L a v o r o/Ac t a _Ap r i l e _ 9 . 3 d GRECCO

1 Cfr. CCC, 1305. 2 Mc 16, 15.