ACTA BENEDICTI PP. XVI

 Anno mdcccxl missionariam eam in Foederatas Civitates Americae Septen-

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 Acta Benedicti Pp. XVI 49

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 Congregatio pro Episcopis 51

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 Congregatio pro Episcopis 53

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 Diarium Romanae Curiae 55

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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale12

povertà. Soltanto col cuore i pastori potranno vedere che in questo bambi-

no è diventata realtà la promessa del profeta Isaia, che abbiamo ascoltato

nella prima lettura: « Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.

Sulle sue spalle è il segno della sovranità ».2 Anche a noi non è stato dato un

segno diverso. L'angelo di Dio, mediante il messaggio del Vangelo, invita

anche noi ad incamminarci col cuore per vedere il bambino che giace nella

mangiatoia.

Il segno di Dio è la semplicità. Il segno di Dio è il bambino. Il segno di Dio

è che Egli si fa piccolo per noi. È questo il suo modo di regnare. Egli non viene

con potenza e grandiosità esterne. Egli viene come bambino - inerme e

bisognoso del nostro aiuto. Non vuole sopraffarci con la forza. Ci toglie la

paura della sua grandezza. Egli chiede il nostro amore: perciò si fa bambino.

Nient'altro vuole da noi se non il nostro amore, mediante il quale impariamo

spontaneamente ad entrare nei suoi sentimenti, nel suo pensiero e nella sua

volontà - impariamo a vivere con Lui e a praticare con Lui anche l'umiltà

della rinuncia che fa parte dell'essenza dell'amore. Dio si è fatto piccolo

affinché noi potessimo comprenderLo, accoglierLo, amarLo. I Padri della

Chiesa, nella loro traduzione greca dell'Antico Testamento, trovavano una

parola del profeta Isaia che anche Paolo cita per mostrare come le vie nuove

di Dio fossero già preannunciate nell'Antico Testamento. Lı̀ si leggeva: « Dio

ha reso breve la sua Parola, l'ha abbreviata ».3 I Padri lo interpretavano in un

duplice senso. Il Figlio stesso è la Parola, è il Logos; la Parola eterna si è fatta

piccola - cosı̀ piccola da entrare in una mangiatoia. Si è fatta bambino,

affinché la Parola diventi per noi afferrabile. Cosı̀ Dio ci insegna ad amare

i piccoli. Ci insegna cosı̀ ad amare i deboli. Ci insegna in questo modo il

rispetto di fronte ai bambini. Il bambino di Betlemme dirige il nostro sguardo

verso tutti, specialmente verso i bambini, particolarmente i bambini soffe-

renti ed abusati nel mondo, i nati come i non nati. Verso i bambini che, come

soldati, vengono introdotti in un mondo di violenza; verso i bambini che

devono mendicare; verso i bambini che soffrono la miseria e la fame; verso

i bambini che non sperimentano nessun amore. In tutti loro è il bambino di

Betlemme che ci chiama in causa; ci chiama in causa il Dio che si è fatto

piccolo. Preghiamo in questa notte, affinché il fulgore dell'amore di Dio

2 Is 9, 5. 3 Is 10, 23; Rom 9, 28.