ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Acta Benedicti Pp. XVI 869

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 Acta Benedicti Pp. XVI 873

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 Acta Benedicti Pp. XVI 877

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale878

 Acta Benedicti Pp. XVI 879

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 Congregatio de Causis Sanctorum 881

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale882

 Congregatio de Causis Sanctorum 883

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale884

 Congregatio de Causis Sanctorum 885

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 Congregatio de Causis Sanctorum 887

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 Congregatio de Causis Sanctorum 889

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 Congregatio de Causis Sanctorum 891

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 Congregatio de Causis Sanctorum 893

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale894

 Diarium Romanae Curiae 895

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 Diarium Romanae Curiae 897

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale898

 Diarium Romanae Curiae 899

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 Diarium Romanae Curiae 901

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 Diarium Romanae Curiae 903

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale904

Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale852

Terra e la sua aquila da voi scelta come stemma dell'odierna visita - lo ha

ricordato poco fa il vostro Cardinale Arcivescovo - costituisce l'emblema

storico della nobile Nazione ceca. Questo grande Santo, che voi amate chia-

mare « eterno » Principe dei Cechi, ci invita a seguire sempre e fedelmente

Cristo, ci invita ad essere santi. Egli stesso è modello di santità per tutti,

specialmente per quanti guidano le sorti delle comunità e dei popoli. Ma ci

chiediamo: ai nostri giorni la santità è ancora attuale? O non è piuttosto un

tema poco attraente ed importante? Non si ricercano oggi più il successo e la

gloria degli uomini? Quanto dura, però, e quanto vale il successo terreno?

Il secolo passato - e questa vostra Terra ne è stata testimone - ha visto

cadere non pochi potenti, che parevano giunti ad altezze quasi irraggiungibili.

All'improvviso si sono ritrovati privi del loro potere. Chi ha negato e continua

a negare Dio e, di conseguenza, non rispetta l'uomo, sembra avere vita facile

e conseguire un successo materiale. Ma basta scrostare la superficie per

costatare che, in queste persone, c'è tristezza e insoddisfazione. Solo chi

conserva nel cuore il santo « timore di Dio » ha fiducia anche nell'uomo e

spende la sua esistenza per costruire un mondo più giusto e fraterno. C'è oggi

bisogno di persone che siano « credenti » e « credibili », pronte a diffondere in

ogni ambito della società quei principi e ideali cristiani ai quali si ispira la loro

azione. Questa è la santità, vocazione universale di tutti i battezzati, che

spinge a compiere il proprio dovere con fedeltà e coraggio, guardando non

al proprio interesse egoistico, bensı̀ al bene comune, e ricercando in ogni

momento la volontà divina.

Nella pagina evangelica abbiamo ascoltato, al riguardo, parole assai chia-

re: « Quale vantaggio - afferma Gesù - avrà un uomo se guadagnerà il

mondo intero, ma perderà la propria vita? ».1 Ci stimola cosı̀ a considerare

che il valore autentico dell'esistenza umana non è commisurato solo su beni

terreni e interessi passeggeri, perché non sono le realtà materiali ad appagare

la sete profonda di senso e di felicità che c'è nel cuore di ogni persona. Per

questo Gesù non esita a proporre ai suoi discepoli la via « stretta » della

santità: « Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà ».2 E con

decisione ci ripete questa mattina: « Se qualcuno vuole venire dietro a me,

rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua ».3 Certamente è un linguag-

gio duro, difficile da accettare e mettere in pratica, ma la testimonianza dei

1 Mt 16, 26. 2 v. 25. 3 v. 24.