ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Obschon diese Herausforderungen von allen Mitgliedern der internatio-

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 Congregatio de Causis Sanctorum 367

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 Congregatio de Causis Sanctorum 369

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 Congregatio de Causis Sanctorum 371

 Sequenti mense Iulio relinquere potuit valetudinarium et in sedem novitiatus

 NEAPOLITANA

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 Congregatio de Causis Sanctorum 377

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 Congregatio de Causis Sanctorum 379

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 Congregatio de Causis Sanctorum 385

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 Congregatio de Causis Sanctorum 387

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 Congregatio de Causis Sanctorum 389

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 Congregatio de Causis Sanctorum 391

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 Congregatio pro Episcopis 393

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 Congregatio pro Episcopis 395

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 Diarium Romanae Curiae 397

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 Diarium Romanae Curiae 399

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simo. Quale fu l'aspetto essenziale di questo cammino? Agostino, da una

parte, era figlio del suo tempo, condizionato profondamente dalle abitudini

e dalle passioni in esso dominanti, come anche da tutte le domande e i pro-

blemi di un uomo giovane. Viveva come tutti gli altri, e tuttavia c'era in lui

qualcosa di diverso: egli rimase sempre una persona in ricerca. Non si accon-

tentò mai della vita cosı̀ come essa si presentava e come tutti la vivevano.

Era sempre tormentato dalla questione della verità. Voleva trovare la verità.

Voleva riuscire a sapere che cosa è l'uomo; da dove proviene il mondo; di dove

veniamo noi stessi, dove andiamo e come possiamo trovare la vita vera.

Voleva trovare la retta vita e non semplicemente vivere ciecamente senza

senso e senza meta. La passione per la verità è la vera parola-chiave della sua

vita. La passione per la verità realmente lo ha guidato. E c'è ancora una

peculiarità. Tutto ciò che non portava il nome di Cristo, non gli bastava.

L'amore per questo nome - ci dice - lo aveva bevuto col latte materno.2 E

sempre aveva creduto - a volte piuttosto vagamente, a volte più chiara-

mente - che Dio esiste e che Egli si prende cura di noi.3 Ma conoscere

veramente questo Dio e familiarizzare davvero con quel Gesù Cristo e arri-

vare a dire « sı̀ » a Lui con tutte le conseguenze - questa era la grande lotta

interiore dei suoi anni giovanili. Egli ci racconta che, per il tramite della

filosofia platonica, aveva appreso e riconosciuto che « in principio era il Ver-

bo » - il Logos, la ragione creatrice. Ma la filosofia, che gli mostrava che il

principio di tutto è la ragione creatrice, questa stessa filosofia non gli indi-

cava alcuna via per raggiungerlo; questo Logos rimaneva lontano e intangi-

bile. Solo nella fede della Chiesa trovò poi la seconda verità essenziale: il

Verbo, il Logos, si è fatto carne. E cosı̀ esso ci tocca, noi lo tocchiamo. Al-

l'umiltà dell'incarnazione di Dio deve corrispondere - questo è il grande

passo - l'umiltà della nostra fede, che depone la superbia saccente e si china

entrando a far parte della comunità del corpo di Cristo; che vive con la Chiesa

e solo cosı̀ entra nella comunione concreta, anzi corporea, con il Dio vivente.

Non devo dire quanto tutto ciò riguardi noi: rimanere persone che cercano,

non accontentarsi di ciò che tutti dicono e fanno. Non distogliere lo sguardo

dal Dio eterno e da Gesù Cristo. Imparare l'umiltà della fede nella Chiesa

corporea di Gesù Cristo, del Logos incarnato.

La sua seconda conversione Agostino ce la descrive alla fine del decimo

libro delle sue Confessioni con le parole: « Oppresso dai miei peccati e dal peso

2 Cfr Conf. 3, 4, 8. 3 Cfr Conf. 6, 5, 8.