ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Obschon diese Herausforderungen von allen Mitgliedern der internatio-

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 Congregatio de Causis Sanctorum 367

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 Congregatio de Causis Sanctorum 369

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 Congregatio de Causis Sanctorum 371

 Sequenti mense Iulio relinquere potuit valetudinarium et in sedem novitiatus

 NEAPOLITANA

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 Congregatio de Causis Sanctorum 377

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 Congregatio de Causis Sanctorum 379

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 Congregatio de Causis Sanctorum 381

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 Congregatio de Causis Sanctorum 385

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 Congregatio de Causis Sanctorum 387

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 Congregatio de Causis Sanctorum 389

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 Congregatio de Causis Sanctorum 391

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 Congregatio pro Episcopis 393

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 Congregatio pro Episcopis 395

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 Diarium Romanae Curiae 399

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liberi dalla paura. Egli ci avvolge e ci porta, ovunque andiamo- Egli che è la

Vita stessa.

Ritorniamo ancora alla notte del Sabato Santo. Nel Credo professiamo

circa il cammino di Cristo: «Discese agli inferi ». Che cosa accadde allora?

Poiché non conosciamo il mondo della morte, possiamo figurarci questo pro-

cesso del superamento della morte solo mediante immagini che rimangono

sempre poco adatte. Con tutta la loro insufficienza, tuttavia, esse ci aiutano a

capire qualcosa del mistero. La liturgia applica alla discesa di Gesù nella

notte della morte la parola del Salmo 23 [24]: « Sollevate, porte, i vostri

frontali, alzatevi, porte antiche! » La porta della morte è chiusa, nessuno

può tornare indietro da lı̀. Non c'è una chiave per questa porta ferrea. Cristo,

però, ne possiede la chiave. La sua Croce spalanca le porte della morte, le

porte irrevocabili. Esse ora non sono più invalicabili. La sua Croce, la radi-

calità del suo amore è la chiave che apre questa porta. L'amore di Colui che,

essendo Dio, si è fatto uomo per poter morire - questo amore ha la forza per

aprire la porta. Questo amore è più forte della morte. Le icone pasquali della

Chiesa orientale mostrano come Cristo entra nel mondo dei morti. Il suo

vestito è luce, perché Dio è luce. « La notte è chiara come il giorno, le tenebre

sono come luce ».5 Gesù che entra nel mondo dei morti porta le stimmate: le

sue ferite, i suoi patimenti sono diventati potenza, sono amore che vince la

morte. Egli incontra Adamo e tutti gli uomini che aspettano nella notte della

morte. Alla loro vista si crede addirittura di udire la preghiera di Giona: «Dal

profondo degli inferi ho gridato, e tu hai ascoltato la mia voce ».6 Il Figlio di

Dio nell'incarnazione si è fatto una cosa sola con l'essere umano - con

Adamo. Ma solo in quel momento, in cui compie l'atto estremo dell'amore

discendendo nella notte della morte, Egli porta a compimento il cammino

dell'incarnazione. Mediante il suo morire Egli prende per mano Adamo, tutti

gli uomini in attesa e li porta alla luce.

Ora, tuttavia, si può domandare: Ma che cosa significa questa immagine?

Quale novità è lı̀ realmente accaduta per mezzo di Cristo? L'anima dell'uomo,

appunto, è di per sé immortale fin dalla creazione - che cosa di nuovo ha

portato Cristo? Sı̀, l'anima è immortale, perché l'uomo in modo singolare sta

nella memoria e nell'amore di Dio, anche dopo la sua caduta. Ma la sua forza

non basta per elevarsi verso Dio. Non abbiamo ali che potrebbero portarci

fino a tale altezza. E tuttavia, nient'altro può appagare l'uomo eternamente,

5 Cfr Sal 138 [139], 12. 6 Gio 2, 3.