ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 Obschon diese Herausforderungen von allen Mitgliedern der internatio-

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 Congregatio de Causis Sanctorum 367

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 Congregatio de Causis Sanctorum 369

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 Sequenti mense Iulio relinquere potuit valetudinarium et in sedem novitiatus

 NEAPOLITANA

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 Congregatio de Causis Sanctorum 377

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 Congregatio de Causis Sanctorum 379

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 Congregatio de Causis Sanctorum 385

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 Congregatio de Causis Sanctorum 387

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 Congregatio de Causis Sanctorum 389

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 Congregatio de Causis Sanctorum 391

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 Congregatio pro Episcopis 393

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 Congregatio pro Episcopis 395

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 Diarium Romanae Curiae 397

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 Diarium Romanae Curiae 399

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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale334

l'eternità. Egli è un Dio ferito; si è lasciato ferire dall'amore verso di noi. Le

ferite sono per noi il segno che Egli ci comprende e che si lascia ferire dal-

l'amore verso di noi. Queste sue ferite - come possiamo noi toccarle nella

storia di questo nostro tempo! Egli, infatti, si lascia sempre di nuovo ferire

per noi. Quale certezza della sua misericordia e quale consolazione esse signi-

ficano per noi! E quale sicurezza ci danno circa quello che Egli è: «Mio Signore

e mio Dio! ». E come costituiscono per noi un dovere di lasciarci ferire a nostra

volta per Lui!

Le misericordie di Dio ci accompagnano giorno per giorno. Basta che

abbiamo il cuore vigilante per poterle percepire. Siamo troppo inclini ad

avvertire solo la fatica quotidiana che a noi, come figli di Adamo, è stata

imposta. Se però apriamo il nostro cuore, allora possiamo, pur immersi in

essa, constatare continuamente anche quanto Dio sia buono con noi; come

Egli pensi a noi proprio nelle piccole cose, aiutandoci cosı̀ a raggiungere quelle

grandi. Con il peso accresciuto della responsabilità, il Signore ha portato

anche nuovo aiuto nella mia vita. Ripetutamente vedo con gioia riconoscente

quanto è grande la schiera di coloro che mi sostengono con la loro preghiera;

che con la loro fede e con il loro amore mi aiutano a svolgere il mio ministero;

che sono indulgenti con la mia debolezza, riconoscendo anche nell'ombra di

Pietro la luce benefica di Gesù Cristo. Per questo vorrei in quest'ora ringra-

ziare di cuore il Signore e tutti voi. Vorrei concludere questa omelia con la

preghiera del santo Papa Leone Magno, quella preghiera che, proprio tren-

t'anni fa, scrissi sull'immagine-ricordo della mia consacrazione episcopale:

« Pregate il nostro buon Dio, affinché voglia nei nostri giorni rafforzare la

fede, moltiplicare l'amore e aumentare la pace. Egli renda me, suo misero

servo, sufficiente per il suo compito e utile per la vostra edificazione e mi

conceda uno svolgimento del servizio tale che, insieme con il tempo donato,

cresca la mia dedizione. Amen ».