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dono per l'umanità: dobbiamo perciò far sı̀ che i vantaggi che esse offrono
e diventiamo più plenamente umani. Amare è, infatti, ciò per cui siamo stati
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risurrezione. Perciò san Paolo non dice: « Mi sono convertito », ma dice « sono
morto »,3 sono una nuova creatura. In realtà, la conversione di san Paolo non
fu un passaggio dall'immoralità alla moralità - la sua moralità era alta -, da
una fede sbagliata ad una fede corretta - la sua fede era vera, benché incom-
pleta - ma fu l'essere conquistato dall'amore di Cristo: la rinuncia alla pro-
pria perfezione, fu l'umiltà di chi si mette senza riserva al servizio di Cristo
per i fratelli. E solo in questa rinuncia a noi stessi, in questa conformità con
Cristo possiamo essere uniti anche tra di noi, possiamo diventare « uno » in
Cristo. È la comunione col Cristo risorto che ci dona l'unità.
Possiamo osservare un'interessante analogia con la dinamica della con-
versione di san Paolo anche meditando sul testo biblico del profeta Ezechiele 4
prescelto quest'anno come base della nostra preghiera. In esso, infatti, viene
presentato il gesto simbolico dei due legni riuniti in uno nella mano del
profeta, che con questo gesto rappresenta l'azione futura di Dio. È la seconda
parte del capitolo 37, che nella prima parte contiene la celebre visione delle
ossa aride e della risurrezione d'Israele, operata dallo Spirito di Dio. Come
non notare che il segno profetico della riunificazione del popolo d'Israele
viene posto dopo il grande simbolo delle ossa aride vivificate dallo Spirito?
Ne deriva uno schema teologico analogo a quello della conversione di san
Paolo: al primo posto sta la potenza di Dio, che col suo Spirito opera la
risurrezione come una nuova creazione. Questo Dio, che è il Creatore ed è
in grado di risuscitare i morti, è anche capace di ricondurre all'unità il popolo
diviso in due. Paolo - come e più di Ezechiele - diventa strumento eletto
della predicazione dell'unità conquistata da Gesù mediante la croce e la ri-
surrezione: l'unità tra i giudei e i pagani, per formare un solo popolo nuovo.
La risurrezione di Cristo quindi estende il perimetro dell'unità: non solo unità
delle tribù di Israele, ma unità di ebrei e pagani; 5 unificazione dell'umanità
dispersa dal peccato e ancor più unità di tutti i credenti in Cristo.
La scelta di questo brano del profeta Ezechiele la dobbiamo ai fratelli
della Corea, i quali si sono sentiti fortemente interpellati da questa pagina
biblica, sia in quanto coreani, sia in quanto cristiani. Nella divisione del
popolo ebreo in due regni si sono rispecchiati come figli di un'unica terra,
che le vicende politiche hanno separato, parte al nord e parte al sud. E questa
loro esperienza umana li ha aiutati a comprendere meglio il dramma della
3 Gal 2, 19. 4 37, 15-28. 5 Cfr. Ef 2; Gv 10, 16.