ACTA BENEDICTI PP. XVI

 professionem. Expleto praescripto curriculo, ordinationem suscepit sacerdo-

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 cezione della vita di ampi settori della società. Il passato appare, cosı̀, solo

 infatti che la Chiesa possa trarre ispirazione nelle sue scelte attingendo al suo

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 Congregatio pro Episcopis 201

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale202

 Congregatio pro Episcopis 203

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale204

 Diarium Romanae Curiae 205

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale206

 Diarium Romanae Curiae 207

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suoi membri il mistero del dolore e della morte e l'alba della nuova vita. In

realtà, tutta la società mediante le sue istituzioni sanitarie e civili è chiamata

a rispettare la vita e la dignità del malato grave e del morente. Pur nella

consapevolezza del fatto che « non è la scienza che redime gli uomini »,5 la

società intera e in particolare i settori legati alla scienza medica sono tenuti

ad esprimere la solidarietà dell'amore, la salvaguardia e il rispetto della vita

umana in ogni momento del suo sviluppo terreno, soprattutto quando essa

patisce una condizione di malattia o è nella sua fase terminale. Più in con-

creto, si tratta di assicurare ad ogni persona che ne avesse bisogno il sostegno

necessario attraverso terapie e interventi medici adeguati, individuati e ge-

stiti secondo i criteri della proporzionalità medica, sempre tenendo conto del

dovere morale di somministrare (da parte del medico) e di accogliere (da parte

del paziente) quei mezzi di preservazione della vita che, nella situazione

concreta, risultino « ordinari ». Per quanto riguarda, invece, le terapie signi-

ficativamente rischiose o che fossero prudentemente da giudicare « straordi-

narie », il ricorso ad esse sarà da considerare moralmente lecito ma facoltati-

vo. Inoltre, occorrerà sempre assicurare ad ogni persona le cure necessarie e

dovute, nonché il sostegno alle famiglie più provate dalla malattia di uno dei

loro componenti, soprattutto se grave e prolungata. Anche sul versante della

regolamentazione del lavoro, solitamente si riconoscono dei diritti specifici ai

familiari al momento di una nascita; in maniera analoga, e specialmente in

certe circostanze, diritti simili dovrebbero essere riconosciuti ai parenti stretti

al momento della malattia terminale di un loro congiunto. Una società solidale

ed umanitaria non può non tener conto delle difficili condizioni delle famiglie

che, talora per lunghi periodi, devono portare il peso della gestione domiciliare

di malati gravi non autosufficienti. Un più grande rispetto della vita umana

individuale passa inevitabilmente attraverso la solidarietà concreta di tutti e di

ciascuno, costituendo una delle sfide più urgenti del nostro tempo.

Come ho ricordato nell'Enciclica Spe salvi, « la misura dell'umanità si

determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente.

Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce

ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-pas-

sione a far sı̀ che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente

è una società crudele e disumana ».6 In una società complessa, fortemente

5 Benedetto XVI, Spe salvi, 26. 6 N. 38.