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riconosciamo la continua presenza del suo amore, che sempre di nuovo ci
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modo del tutto particolare e che cosı̀ Lo vengono a conoscere in modo parti-
colare. Mi conferisce la facoltà, che quasi mette paura, di fare ciò che solo
Egli, il Figlio di Dio, può dire e fare legittimamente: Io ti perdono i tuoi
peccati. Egli vuole che io - per suo mandato - possa pronunciare con il suo
« Io » una parola che non è soltanto parola bensı̀ azione che produce un cam-
biamento nel più profondo dell'essere. So che dietro tale parola c'è la sua
Passione per causa nostra e per noi. So che il perdono ha il suo prezzo: nella
sua Passione, Egli è disceso nel fondo buio e sporco del nostro peccato. E
disceso nella notte della nostra colpa, e solo cosı̀ essa può essere trasformata.
E mediante il mandato di perdonare Egli mi permette di gettare uno sguardo
nell'abisso dell'uomo e nella grandezza del suo patire per noi uomini, che mi
lascia intuire la grandezza del suo amore. Egli si confida con me: «Non più
servi ma amici ». Egli mi affida le parole della Consacrazione nell'Eucaristia.
Egli mi ritiene capace di annunciare la sua Parola, di spiegarla in modo retto
e di portarla agli uomini di oggi. Egli si affida a me. «Non siete più servi ma
amici »: questa è un'affermazione che reca una grande gioia interiore e che, al
contempo, nella sua grandezza, può far venire i brividi lungo i decenni, con
tutte le esperienze della propria debolezza e della sua inesauribile bontà.
«Non più servi ma amici »: in questa parola è racchiuso l'intero program-
ma di una vita sacerdotale. Che cosa è veramente l'amicizia? Idem velle, idem
nolle - volere le stesse cose e non volere le stesse cose, dicevano gli antichi.
L'amicizia è una comunione del pensare e del volere. Il Signore ci dice la
stessa cosa con grande insistenza: « Conosco i miei e i miei conoscono me ».2
Il Pastore chiama i suoi per nome.3 Egli mi conosce per nome. Non sono un
qualsiasi essere anonimo nell'infinità dell'universo. Mi conosce in modo del
tutto personale. Ed io, conosco Lui? L'amicizia che Egli mi dona può solo
significare che anch'io cerchi di conoscere sempre meglio Lui; che io, nella
Scrittura, nei Sacramenti, nell'incontro della preghiera, nella comunione dei
Santi, nelle persone che si avvicinano a me e che Egli mi manda, cerchi di
conoscere sempre di più Lui stesso. L'amicizia non è soltanto conoscenza, è
soprattutto comunione del volere. Significa che la mia volontà cresce verso il
« sı̀ » dell'adesione alla sua. La sua volontà, infatti, non è per me una volontà
esterna ed estranea, alla quale mi piego più o meno volentieri oppure non mi
piego. No, nell'amicizia la mia volontà crescendo si unisce alla sua, la sua
volontà diventa la mia, e proprio cosı̀ divento veramente me stesso. Oltre alla
2 Cfr. Gv 10, 14. 3 Cfr. Gv 10, 3.