ACTA BENEDICTI PP. XVI

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 riconosciamo la continua presenza del suo amore, che sempre di nuovo ci

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 Acta Benedicti Pp. XVI 471

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 Acta Benedicti Pp. XVI 475

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 Acta Benedicti Pp. XVI 477

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale478

 Acta Benedicti Pp. XVI 479

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 Acta Benedicti Pp. XVI 481

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale482

 Acta Benedicti Pp. XVI 483

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale484

 Acta Benedicti Pp. XVI 485

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale486

 Acta Benedicti Pp. XVI 487

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale488

 Acta Benedicti Pp. XVI 489

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 Congregatio pro Episcopis 491

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale492

 Congregatio pro Episcopis 493

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale494

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 495

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale496

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 497

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale498

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 499

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 Diarium Romanae Curiae 501

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale502

Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale466

modo del tutto particolare e che cosı̀ Lo vengono a conoscere in modo parti-

colare. Mi conferisce la facoltà, che quasi mette paura, di fare ciò che solo

Egli, il Figlio di Dio, può dire e fare legittimamente: Io ti perdono i tuoi

peccati. Egli vuole che io - per suo mandato - possa pronunciare con il suo

« Io » una parola che non è soltanto parola bensı̀ azione che produce un cam-

biamento nel più profondo dell'essere. So che dietro tale parola c'è la sua

Passione per causa nostra e per noi. So che il perdono ha il suo prezzo: nella

sua Passione, Egli è disceso nel fondo buio e sporco del nostro peccato. E

disceso nella notte della nostra colpa, e solo cosı̀ essa può essere trasformata.

E mediante il mandato di perdonare Egli mi permette di gettare uno sguardo

nell'abisso dell'uomo e nella grandezza del suo patire per noi uomini, che mi

lascia intuire la grandezza del suo amore. Egli si confida con me: «Non più

servi ma amici ». Egli mi affida le parole della Consacrazione nell'Eucaristia.

Egli mi ritiene capace di annunciare la sua Parola, di spiegarla in modo retto

e di portarla agli uomini di oggi. Egli si affida a me. «Non siete più servi ma

amici »: questa è un'affermazione che reca una grande gioia interiore e che, al

contempo, nella sua grandezza, può far venire i brividi lungo i decenni, con

tutte le esperienze della propria debolezza e della sua inesauribile bontà.

«Non più servi ma amici »: in questa parola è racchiuso l'intero program-

ma di una vita sacerdotale. Che cosa è veramente l'amicizia? Idem velle, idem

nolle - volere le stesse cose e non volere le stesse cose, dicevano gli antichi.

L'amicizia è una comunione del pensare e del volere. Il Signore ci dice la

stessa cosa con grande insistenza: « Conosco i miei e i miei conoscono me ».2

Il Pastore chiama i suoi per nome.3 Egli mi conosce per nome. Non sono un

qualsiasi essere anonimo nell'infinità dell'universo. Mi conosce in modo del

tutto personale. Ed io, conosco Lui? L'amicizia che Egli mi dona può solo

significare che anch'io cerchi di conoscere sempre meglio Lui; che io, nella

Scrittura, nei Sacramenti, nell'incontro della preghiera, nella comunione dei

Santi, nelle persone che si avvicinano a me e che Egli mi manda, cerchi di

conoscere sempre di più Lui stesso. L'amicizia non è soltanto conoscenza, è

soprattutto comunione del volere. Significa che la mia volontà cresce verso il

« sı̀ » dell'adesione alla sua. La sua volontà, infatti, non è per me una volontà

esterna ed estranea, alla quale mi piego più o meno volentieri oppure non mi

piego. No, nell'amicizia la mia volontà crescendo si unisce alla sua, la sua

volontà diventa la mia, e proprio cosı̀ divento veramente me stesso. Oltre alla

2 Cfr. Gv 10, 14. 3 Cfr. Gv 10, 3.