Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale138
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale140
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale142
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale144
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale146
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale148
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale150
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale152
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale154
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale156
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale158
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale160
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale162
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale164
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale166
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale168
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale170
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale172
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale174
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale176
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale178
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale180
Congregatio de Causis Sanctorum 181
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale182
Congregatio de Causis Sanctorum 183
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale184
Congregatio de Causis Sanctorum 185
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale186
Congregatio de Causis Sanctorum 187
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale188
Congregatio de Causis Sanctorum 189
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale190
Congregatio de Causis Sanctorum 191
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale192
Congregatio de Causis Sanctorum 193
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale194
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale196
Acta Benedicti Pp. XVI 149
questo dono - Dio si è fatto uno con noi tutti e, nello stesso tempo, ci fa tutti
uno, una vite - dobbiamo anche iniziare a pregare, affinché sempre più
questo mistero penetri nella nostra mente, nel nostro cuore, e sempre più
siamo capaci di vedere e di vivere la grandezza del mistero, e cosı̀ cominciare
a realizzare questo imperativo: « Rimanete ».
Se continuiamo a leggere attentamente questo brano del Vangelo di Gio-
vanni, troviamo anche un secondo imperativo: « Rimanete » e « Osservate i
miei comandamenti ». « Osservate » è solo il secondo livello; il primo è quello
del « rimanere », il livello ontologico, cioè che siamo uniti con Lui, che ci ha
dato in anticipo se stesso, ci ha già dato il suo amore, il frutto. Non siamo noi
che dobbiamo produrre il grande frutto; il cristianesimo non è un moralismo,
non siamo noi che dobbiamo fare quanto Dio si aspetta dal mondo, ma
dobbiamo innanzitutto entrare in questo mistero ontologico: Dio si dà Egli
stesso. Il suo essere, il suo amare, precede il nostro agire e, nel contesto del
suo Corpo, nel contesto dello stare in Lui, identificati con Lui, nobilitati con il
suo Sangue, possiamo anche noi agire con Cristo.
L'etica è conseguenza dell'essere: prima il Signore ci dà un nuovo essere,
questo è il grande dono; l'essere precede l'agire e da questo essere poi segue
l'agire, come una realtà organica, perché ciò che siamo, possiamo esserlo
anche nella nostra attività. E cosı̀ ringraziamo il Signore perché ci ha tolto
dal puro moralismo; non possiamo obbedire ad una legge che sta di fronte a
noi, ma dobbiamo solo agire secondo la nostra nuova identità. Quindi non è
più un'obbedienza, una cosa esteriore, ma una realizzazione del dono del
nuovo essere.
Lo dico ancora una volta: ringraziamo il Signore perché Lui ci precede, ci
dà quanto dobbiamo dare noi, e noi possiamo essere poi, nella verità e nella
forza del nostro nuovo essere, attori della sua realtà. Rimanere e osservare:
l'osservare è il segno del rimanere e il rimanere è il dono che Lui ci dà, ma che
deve essere rinnovato ogni giorno nella nostra vita.
Segue, poi, questo nuovo comandamento: « Amatevi come io vi ho ama-
to ». Nessun amore è più grande di questo: « dare la vita per i propri amici ».
Che cosa vuol dire? Anche qui non si tratta di un moralismo. Si potrebbe dire:
« Non è un nuovo comandamento; il comandamento di amare il prossimo
come se stessi esiste già nell'Antico Testamento ». Alcuni affermano: « Tale
amore va ancora più radicalizzato; questo amare l'altro deve imitare Cristo,
che si è dato per noi; deve essere un amare eroico, fino al dono di se stessi ». In
questo caso, però, il cristianesimo sarebbe un moralismo eroico. È vero che