Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale2
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale70
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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale84
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale86
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale88
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale90
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale92
Acta Apostolicae Sedis - Conventio 93
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale94
Acta Apostolicae Sedis - Conventio 95
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale96
Acta Apostolicae Sedis - Conventio 97
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale98
Acta Apostolicae Sedis - Conventio 99
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Acta Apostolicae Sedis - Conventio 101
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale102
Acta Apostolicae Sedis - Conventio 103
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale104
Congregatio de Causis Sanctorum 105
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Congregatio de Causis Sanctorum 107
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Congregatio de Causis Sanctorum 109
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Congregatio de Causis Sanctorum 111
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Congregatio de Causis Sanctorum 113
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Congregatio de Causis Sanctorum 115
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Congregatio pro Gentium Evangelizatione 121
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Acta Benedicti Pp. XVI 53
mento alla verità. Cosı̀, ambedue le parti, avvicinandosi passo passo alla
verità, vanno in avanti e sono in cammino verso una più grande condivisione,
che si fonda sull'unità della verità. Per quanto riguarda il restare fedeli alla
propria identità: sarebbe troppo poco se il cristiano con la sua decisione per la
propria identità interrompesse, per cosı̀ dire, in base alla sua volontà, la via
verso la verità. Allora il suo essere cristiano diventerebbe qualcosa di arbi-
trario, una scelta semplicemente fattuale. Allora egli, evidentemente, non
metterebbe in conto che nella religione si ha a che fare con la verità. Rispetto
a questo direi che il cristiano ha la grande fiducia di fondo, anzi, la grande
certezza di fondo di poter prendere tranquillamente il largo nel vasto mare
della verità, senza dover temere per la sua identità di cristiano. Certo, non
siamo noi a possedere la verità, ma è essa a possedere noi: Cristo, che è la
Verità, ci ha presi per mano, e sulla via della nostra ricerca appassionata di
conoscenza sappiamo che la sua mano ci tiene saldamente. L'essere interior-
mente sostenuti dalla mano di Cristo ci rende liberi e al tempo stesso sicuri.
Liberi: se siamo sostenuti da Lui, possiamo entrare in qualsiasi dialogo aper-
tamente e senza paura. Sicuri, perché Egli non ci lascia, se non siamo noi
stessi a staccarci da Lui. Uniti a Lui, siamo nella luce della verità.
Alla fine, è doverosa ancora una breve annotazione sull'annuncio, sull'e-
vangelizzazione, di cui infatti, a seguito delle proposte dei Padri sinodali,
parlerà ampiamente il documento postsinodale. Trovo che gli elementi essen-
ziali del processo di evangelizzazione appaiano in modo molto eloquente nel
racconto di san Giovanni sulla chiamata di due discepoli del Battista, che
diventano discepoli di Cristo.2 C'è anzitutto il semplice atto dell'annuncio.
Giovanni Battista addita Gesù e dice: « Ecco l'agnello di Dio! » Un po' più
avanti l'evangelista racconta un evento simile. Questa volta è Andrea che
dice a suo fratello Simone: « Abbiamo trovato il Messia ».3 Il primo e fonda-
mentale elemento è il semplice annuncio, il kerigma, che attinge la sua forza
dalla convinzione interiore dell'annunciatore. Nel racconto dei due discepoli
segue poi l'ascolto, l'andare dietro i passi di Gesù, un seguire che non è ancora
sequela, ma piuttosto una santa curiosità, un movimento di ricerca. Sono,
infatti, ambedue persone alla ricerca, persone che, al di là del quotidiano,
vivono nell'attesa di Dio - nell'attesa perché Egli c'è e quindi si mostrerà.
Toccata dall'annuncio, la loro ricerca diventa concreta. Vogliono conoscere
meglio Colui che il Battista ha qualificato come Agnello di Dio. Il terzo atto
2 Cfr Gv 1, 35-39. 3 1, 41.