ACTA BENEDICTI PP. XVI

 consecratae eminuit haud mediocri desiderio sanctitatis. Anno MDCCLXI vota

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 Acta Benedicti Pp. XVI 803

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 Acta Benedicti Pp. XVI 805

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 Acta Benedicti Pp. XVI 819

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 Congregatio pro Episcopis 821

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 Congregatio pro Episcopis 823

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale824

 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 825

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 Congregatio pro Gentium Evangelizatione 827

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 die 28 Augusti. - Exc.mum R.P. Fridericum Rubwejanga, Episcopum

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Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale798

st'unità o di ritrovarla nuovamente. Mi viene in mente una frase della Se-

conda Lettera ai Corinzi, dove Paolo scrive: « La nostra bocca vi ha parlato

francamente, Corinzi, e il nostro cuore si è tutto aperto per voi. Non siete

davvero allo stretto in noi; è nei vostri cuori invece che siete allo stretto...

Rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore! » (2 Cor 6, 11-13).

Paolo lo dice certo in un altro contesto, ma il suo invito può e deve toccare

anche noi, proprio in questo tema. Apriamo generosamente il nostro cuore e

lasciamo entrare tutto ciò a cui la fede stessa offre spazio.

Non c'è nessuna contraddizione tra l'una e l'altra edizione del Missale

Romanum. Nella storia della Liturgia c'è crescita e progresso, ma nessuna

rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta

sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addi-

rittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono

cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto.

Ovviamente per vivere la piena comunione anche i sacerdoti delle Comunità

aderenti all'uso antico non possono, in linea di principio, escludere la cele-

brazione secondo i libri nuovi. Non sarebbe infatti coerente con il riconosci-

mento del valore e della santità del nuovo rito l'esclusione totale dello stesso.

In conclusione, cari Confratelli, mi sta a cuore sottolineare che queste

nuove norme non diminuiscono in nessun modo la vostra autorità e respon-

sabilità, né sulla liturgia né sulla pastorale dei vostri fedeli. Ogni Vescovo,

infatti, è il moderatore della liturgia nella propria diocesi.1

Nulla si toglie quindi all'autorità del Vescovo il cui ruolo, comunque,

rimarrà quello di vigilare affinché tutto si svolga in pace e serenità. Se do-

vesse nascere qualche problema che il parroco non possa risolvere, l'Ordinario

locale potrà sempre intervenire, in piena armonia, però, con quanto stabilito

dalle nuove norme del Motu Proprio.

Inoltre, vi invito, cari Confratelli, a scrivere alla Santa Sede un resoconto

sulle vostre esperienze, tre anni dopo l'entrata in vigore di questo Motu

Proprio. Se veramente fossero venute alla luce serie difficoltà, potranno es-

sere cercate vie per trovare rimedio.

Cari Fratelli, con animo grato e fiducioso, affido al vostro cuore di Pastori

queste pagine e le norme del Motu Proprio. Siamo sempre memori delle parole

dell'Apostolo Paolo dirette ai presbiteri di Efeso: « Vegliate su voi stessi e su

1 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 22: « Sacrae

Liturgiae moderatio ab Ecclesiae auctoritate unice pendet quae quidem est apud Apostolicam

Sedem et, ad normam iuris, apud Episcopum ».